Beirut, ministro degli Affari sociali: istituti e servizi a rischio sopravvivenza
Un Paese al collasso celebra l’indipendenza. Negli ultimi due mesi centinaia di migliaia di cittadini hanno varcato la soglia dell’estrema povertà. Prezzi dei farmaci alle stelle, come la benzina e il latte per neonati. Hector Hajjar: possibili chiusure per mancanze di fondi, pesa il deprezzamento della lira. La campagna di AsiaNews a favore delle scuole cattoliche.
Beirut (AsiaNews/OLJ) - Centinaia di migliaia di libanesi hanno varcato la soglia dell’estrema povertà (1,5 dollari al giorno) negli ultimi due mesi, in seguito alla cancellazione totale o parziale di tutte le agevolazioni sui prezzi dei carburanti e delle medicine. Per quanto riguarda il carburante, il prezzo di 20 litri di benzina equivale ormai a metà del salario minimo (675mila lire), in una nazione in cui lo stipendio medio varia fra gli 1,5 e i 2 milioni di lire. È un Paese sempre più in ginocchio il Libano che oggi celebra la festa dell’Indipendenza.
Il 17 novembre scorso è entrata in vigore una nuova lista dei prezzi dei farmaci che ha colto di sorpresa i libanesi. Questo elenco include medicine per malattie croniche, antidepressivi e tranquillanti, oltre al latte in polvere per bambini. Resta invariato il costo degli antitumorali, quelli per la dialisi, le malattie incurabili e quelle psicologiche, usati negli ospedali pubblici.
“Mia madre ha 89 anni, il costo mensile delle sue medicine si è alzato fino a toccare ormai 2,34 milioni di lire libanesi, quando un tempo costavano attorno alle 900mila. Come fanno quelli il cui stipendio non supera i due milioni di lire?” si chiede un libanese, che racconta dietro anonimato la propria esperienza a L’Orient-Le Jour (LOJ), riassumendo in poche parole la sofferenza di milioni di libanesi. Lo stesso latte per neonati in meno di un anno non è sfuggito all’impennata dei prezzi: dal costo medio di 13mila lire è passato a 95mila. L’escalation dei costi ha portato con sé anche l’aumento del tasso di assenteismo nella pubblica amministrazione, persino dentro le forze armate, oltre a una forte ondata migratoria dei giovani.
Il processo di impoverimento non ha risparmiato le istituzioni sociali. Più di 70 ospiti di un centro psichiatrico nella regione di Jbeil, maltrattati fino a restare inebetiti, sono stati trasferiti la scorsa settimana in centri di accoglienza più sicuri e salutari.
Secondo il nuovo ministro per gli Affari sociali, Hector Hajjar (nella foto), la maggioranza delle istituzioni sociali del Paese sono in crisi e rischiano di chiudere. Molte, abbandonate a se stesse, private di tutte le sovvenzioni da oltre due anni dal ministero delle Finanze, colpite dal deprezzamento della lira che ha perduto più del 90% del proprio valore, svuotate di almeno la metà dei loro dipendenti, soprattutto del personale infermieristico, educatori specializzati e paramedici, procedono ormai in modalità di sopravvivenza.
Per il ministro degli Affari sociali la crisi, al punto in cui è ormai giunta, colpisce almeno 100mila famiglie, ovvero circa 500/700mila persone di tutte le età e di tutti gli schieramenti sociali, se prendiamo per buona la cifra di sei milioni per quanto concerne la popolazione libanese. E se calcoliamo fra il 5 e l’8% il numero totale di persone bisognose in Libano.
“A causa del deprezzamento della lira - spiega Hector Hajjar - tutti gli aiuti concessi a queste istituzioni dallo Stato hanno perso, come minimo, 15 volte il loro valore”. E oggi non solo il budget previsto per questi contratti è assai insufficiente, se confrontato ai bisogni, ma dal 2020 i fondi previsti hanno cessato del tutto di essere erogati. Vi è dunque un ritardo nei pagamenti di circa 24 mesi”. Il ministro rivela che, a causa della crisi, il collegio e l’istituto tecnico gratuito di p. Afif Osseiran a Bauchrieh (Metn), una istituzione che fornisce formazione professionale ai bambini poveri “è sul punto di chiudere” dopo un declino che dura da oltre due anni. “Al tempo del suo fondatore, l’istituzione offriva un tetto a circa 150 ‘pulcini’” ci racconta un amico di questa fondazione, il quale precisa poi che “è stata a lungo un modello di azione sociale”.
Nella categoria degli istituti a grave rischio, Hajjar mette anche i centri di recupero per tossicodipendenti perché i servizi che offrono vengono protratti nel lungo periodo: ospedalizzazione, cura di disintossicazione di un anno e poi accompagnamento di tre anni. E i numeri, in questo settore, sono in rialzo.
Per far fronte a questa situazione, il ministro degli Affari sociali ha elaborato una strategia di resistenza al collasso totale che comprende, in primo luogo, un ordine contabile che fornisce alle istituzioni sociali un’idea esatta, e incontrovertibile, di ciò che lo Stato deve loro, e la promessa di una futura liquidazione di questo debito. “È questione di settimane” assicura. Al contempo Hajjar sta negoziando con l’associazione che riunisce gli istituti di credito l’aumento del massimale mensile dei prelievi per gli enti sociali.
In parallelo, Hajjar sta valutando la revisione degli importi dei forfettari giornalieri concessi alle istituzioni sociali. Tuttavia, uno dei cavalli di battaglia del ministro resta quello di ottenere dagli organismi internazionali che gli enti sociali siano assimilati agli ospedali pubblici. “Sarebbe una boccata di ossigeno - ammette - e in questo modo potremmo quantomeno prolungare il periodo di esistenza e resistenza di queste istituzioni”.
Proprio la crisi politica, sociale ed economica che ha colpito il Libano ha spinto AsiaNews a lanciare una campagna di raccolta fondi a beneficio delle scuole cattoliche, per sostenere e garantire quantomeno il diritto allo studio dei giovani. Qui sotto trovate le coordinate per aderire alla nostra iniziativa.
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