Beirut, leader musulmani condannano gli attentati di Parigi, Nizza e Vienna
In una “rara” nota comune i capi religiosi sunnita, sciita e druso esprimono una “ferma” condanna degli attacchi. Questi “crimini” non rappresentano la fede musulmana. Mohammad Sammak: Basta “omicidi commessi in nome di Dio, al grido Allah Akhbar”. La difesa di Macron e le critiche alla inerte classe politica e dirigente libanese.
Beirut (AsiaNews) - In una rara dichiarazione comune, che per questo merita attenzione e che sembra essere ammantata da una connotazione politica, il muftì della repubblica libanese cheikh Abdel Latif Deriane, il capo del Consiglio superiore islamico sciita cheikh Abdel Amir Kabalan e cheikh Akl, della comunità drusa, Naïm Hassan, hanno condannato ieri gli attentati di Parigi, Nizza e Vienna, respingendo ogni legame fra questi crimini e l’islam.
“Noi continuiamo a condannare nel modo più fermo gli assassini e mettiamo in guardia contro una equiparazione fra questi stessi crimini e l’islam” hanno affermato i leader religiosi in una dichiarazione comune. “Le accuse di questi criminali - prosegue la nota - secondo i quali essi commettono i loro massacri in nome della religione, in realtà la contraddicono e si rendono essi stessi nemici della fede che affermano di voler difendere”. Essi chiedono inoltre di scoprire chi “fomenta, finanzia e commette questi crimini”. “L’islam è una religione di pace […] - sottolineano - che rende onore all’essere umano e attaccarne uno equivale ad attaccare tutta l’umanità”. Tuttavia, i dignitari religiosi hanno anche ricordato che “la legge francese votata nel 1905 sulla laicità ha deciso di separare la religione dallo Stato, ma non ha certo stabilito di abolire le religioni o la fede in Dio”.
Controcorrente
Commentando per L’Orient-Le Jour la dichiarazione, della quale è anche uno degli ispiratori, il co-presidente del Comitato nazionale per il dialogo islamo-cristiano Mohammad Sammak precisa che egli ricopre anche il ruolo di segretario generale della commissione permanente del vertice spirituale islamico. Si tratta di una commissione nazionale che si esprime a nome dei quatto membri della famiglia musulmana: sunnita, sciita, drusa e alawita. Ed è in questa qualità che egli opera e ha agito in questa vicenda. Quando gli facciamo notare che la sua affermazione va “controcorrente”, perché condanna gli assassini in nome della religione, mentre da più parti del mondo islamico, Libano compreso, si alzano le voci di condanna verso la Francia e l’offesa all’islam, Sammak risponde: “Non ne possiamo più di sentire omicidi commessi in nome di Dio, all’insegna del grido Allah Akbar! Era nostro dovere, e anche compito imposto dal nostro essere uomini di fede, di denunciare questi crimini intollerabili!”. “Non è ammissibile - prosegue Sammak - che una grande corrente islamica moderata, come quella presente in Libano, rimanga silenziosa e inerte di fronte a ciò che rappresenta la negazione stessa dell’islam”.
“La responsabilità che incombeva su di noi - aggiunge - andava ben oltre il fatto di essere leader religiosi, ma era di carattere nazionale. In qualche modo, abbiamo realizzato che ogniqualvolta la coesistenza si indebolisce da qualche parte nel mondo, essa si indebolisce anche all’interno del Libano. E ogni volta che si rafforzano la convivenza e l’accettazione delle nostre differenze, è il Libano che trionfa. Per questo era necessario sollevare la voce del Libano, per difenderle”. “Abbiamo dovuto anche farci sentire per manifestare la nostra solidarietà al presidente francese Emmanuel Macron, che non ha esitato a venire in Libano e a stare al nostro fianco dopo il calvario dell’esplosione del 4 agosto. Questo era il minimo che potessimo fare”.
La volontà di andare oltre Macron
“Certo, il capo dello Stato francese, nella foga del momento, è andato troppo oltre pronunciandosi a difesa delle vignette, ma ha tentato di farsi capire” sottolinea Sammak, anticipando una obiezione e sforzandosi in ogni modo di scagionare Macron. “Dobbiamo presumere - aggiunge - la buona fede del presidente francese. Abbiamo buoni rapporti con lui, e su questi possiamo contare”. Nel fine settimana, peraltro, in una intervista ad al-Jazeera, Macron ha dichiarato di capire che i musulmani si possano sentire “scioccati” dalle vignette su Maometto, ma che queste non giustificano la violenza.
Infine, il co-presidente del Comitato nazionale per il dialogo islamo-cristiano spera che la dichiarazione congiunta apra la strada a condanne, provenienti stavolta da funzionari e organi ufficiali libanesi. “Non abbiamo sentito una sola parola ufficiale di condanna degli attacchi” aggiunge sorpreso, rivelando al contempo che la dichiarazione comune è nata sotto un ombrello politico tripartitico. La dichiarazione congiunta segue la decapitazione a Parigi, il 16 ottobre, di un insegnante francese, Samuel Paty, per mano di un estremista islamico, e un attacco a colpi di coltello sferrato il 29 ottobre all’interno di una chiesa a Nizza, che ha provocato tre vittime. Infine l’omicidio di quattro persone, il 2 novembre, per le strade di Vienna, in Austria, nel contesto di un attentato rivendicato dallo Stato islamico (SI, ex Isis).
20/10/2020 09:00