Beirut, le borse di studio donate dal papa: una goccia nel mare
Il gesto di papa Francesco è servito a spingere altri benefattori a sostenere le scuole cattoliche. L’80% di esse rischiano di non riaprire i battenti il prossimo anno scolastico. I problemi sono due: un aumento dei salari insostenibile e la caduta delle sovvenzioni dello Stato. La distribuzione delle borse di studio è gestita dalla nunziatura in Libano.
Beirut (AsiaNews) – Le 400 borse di studio (200 mila dollari) che papa Francesco ha offerto per il Libano sono una goccia nel mare. Lo affermano molte personalità del mondo accademico. E precisano che questo “segno tangibile di prossimità” sarò distribuito di preferenza a bambini indigenti, che frequentano le scuole primarie “semi-gratuite”, ossia sovvenzionate dallo Stato e gestite dalla Chiesa cattolica.
Si tratta di scuole particolari che negli ultimi tre anni non hanno ricevuto alcuna sovvenzione dallo Stato. In teoria, queste scuole dovrebbero ricevere una sovvenzione media annuale di 800mila lire libanesi, circa il 50% del costo della scolarità del bambino; l’altra metà è assicurata dai genitori. Sul territorio nazionale esistono in tutto 640 scuole di questo tipo; i loro studenti provengono da città e campagna con risorse limitate.
Va detto che in continuità con il dono venuto dalla Santa Sede e dietro questo esempio, la nunziatura apostolica in Libano ha offerto altre 100 borse di studio dal Fondo Isabelle Tyan per l’educazione, amministrato dalla nunziatura. Altri benefattori hanno segnalato la loro volontà di contribuire all’iniziativa del papa, confermando l’effetto di trascinamento che il pontefice intendeva provocare con suo gesto.
Stato d’urgenza
Negli ambienti accademici è stato dichiarato uno stato di urgenza, specie dopo la recente dichiarazione del segretario generale delle scuole cattoliche, p. Boutros Azar. Giorni fa egli ha annunciato che la maggior parte delle scuole gestite dalle congregazioni cattoliche in Libano, ossia non meno dell’80% di esse, si dirige in modo ineluttabile verso la chiusura, a causa delle difficoltà economiche e della negligenza dello Stato.
“A causa di ciò – ha annunciato il p. Azar – queste scuole non apriranno le loro porte nel prossimo anno (2020-2021)”. Private delle sovvenzioni statali, messe davanti a enormi pesi finanziari a causa degli aumenti salariali nelle funzioni pubbliche – che per legge vengono applicati anche agli insegnanti delle scuole private – queste scuole stanno ormai soffocando.
Per la distribuzione delle borse di studio si sono stabilite delle norme, di cui è responsabile la nunziatura; vi sono stati contatti anche con le congregazioni religiose che gestiscono scuole primarie sovvenzionate dallo Stato. Una buona fonte assicura che i criteri per la distribuzione delle borse sono: 1) Ogni domanda di borsa deve essere indirizzata alla nunziatura; 2) non vi è alcuna discriminazione sul piano religioso o etnico; 3) le borse saranno distribuite in modo uguale a ragazzi e ragazze.