Beirut, crisi economica e Covid-19: manifestazioni e caos
Nonostante le misure anti-coronavirus, i manifestanti antigovernativi tornano in piazza e bloccano strade. Il capo del governo contro il governatore della Banca centrale. Per il patriarca maronita un attacco “inaccettabile”. Dall’esecutivo si aspetta un piano per risolvere i “molti problemi” che attanagliano il Paese.
Beirut (AsiaNews) - I manifestanti tornati nelle strade, a dispetto del coprifuoco e delle chiusure imposte per contenere la pandemia di nuovo coronavirus, per protestare contro una crisi economica che si fa sempre più drammatica. Nel frattempo, in seno alle istituzioni si consuma un gravissimo scontro politico e istituzionale fra esecutivo e Banca centrale, che si rimpallano le responsabilità della crisi. Un Libano sempre più nel caos, situazione che preoccupa anche il patriarca maronita che denuncia “un complotto per cambiare il volto” della nazione.
Nella tarda serata di ieri gruppi di dimostranti hanno bloccato vie e strade in diverse città del Paese, dando fuoco agli pneumatici. Immediata la risposta della polizia, che è intervenuta per sgombrare gli assembramenti. A Zalqa, periferia nord-orientale di Beirut, almeno sei persone sono rimaste ferite negli scontri fra le parti. Manifestazioni si sono susseguite anche nelle zone settentrionali e meridionali della capitale, e a Tripoli.
Da mesi il Paese dei cedri è attraversato da una profonda crisi economica, politica e istituzionale, aggravata dalla guerra nelle vicina Siria e acuitasi in queste settimane con la pandemia. Secondo gli ultimi dati, il livello di povertà fra la popolazione è cresciuto nell'ulimo periodo e oggi tocca il 45% degli abitanti. Per il Fondo monetario internazionale (Fmi) l’economia registrerà una contrazione di almeno il 12% nel 2020 e la lira locale è crollata nei confronti del dollaro, innescando una gravissima inflazione.
Nei giorni scorsi si è consumato un duro scontro fra il Primo Ministro Hassane Diab e il governatore della Banca centrale Riad Salameh. All’origine della controversia, l’accusa del capo dell’esecutivo a Salameh di aver orchestrato il crollo della valuta nazionale e aver attuato politiche “sospette” e “ambigue” per coprire importanti perdite nel settore bancario e la fuga di capitali.
A difesa del governatore è intervenuto ieri il patriarca maronita, che nell’omelia della messa domenicale ha attaccato in modo frontale il capo del governo. “Aspettiamo che il premier annunci - ha detto il porporato - un piano riformista giusto e necessario… che sradichi i molti problemi fra cui corruzione, spreco dei fondi, ruberie”. Tuttavia, prosegue, a sorpresa Diab attacca “il governatore della Banca centrale senza ascoltarlo o concedergli il diritto di difendersi”. “Il modo in cui si è scagliato e ha insultato la dignità della persona [Salameh] - ha concluso il cardinale - e la stessa istituzione [la Banca centrale] è totalmente inaccettabile”.
06/05/2020 12:57