Batticaloa, le donne tamil non dimenticano gli uomini "portati via dall'esercito"
Colombo (AsiaNews) - Prelevati dall'esercito per essere portati "in un posto sicuro", e non fare più ritorno a casa. È quello che è accaduto a centinaia di uomini - mariti, padri di famiglia, figli - durante la guerra civile dello Sri Lanka. In molti casi, sono passati almeno 20 anni senza che i loro parenti abbiano più avuto notizie. "Il governo non ci dà risposte - racconta una donna ad AsiaNews - oppure chiede a noi se sappiamo dove erano diretti quando sono scomparsi. Ma se sono stati portati via dall'esercito, come posso saperlo?".
Come ogni anno, tante mogli e madri si riuniscono per commemorate la Giornata nazionale degli scomparsi, vittime delle cosiddette "sparizioni forzate". "Non voglio perdere la speranza - spiega una di loro ad AsiaNews - ed è per questo che continuerò a portare il bindi [punto rosso sulla fronte, segno tradizionale per le donne sposate - ndr] fino a quando mio marito non tornerà. Come è possibile che una persona sparisca quando è nelle mani delle forze di sicurezza, coloro che hanno il dovere di proteggere i cittadini?".
Queste donne ammettono di sentirsi "prese in giro" dal governo e dalle sue promesse di dare risposte. Come nel caso dell'ultima Commissione presidenziale, creata nel 2013 per indagare sui presunti sequestri avvenuti nelle province settentrionale e orientale tra il 1990 e il 2000.
Un'altra donna, originaria di Batticaloa (est del Paese), ricorda quando ha perso le tracce dei suoi due fratelli: "Era il 1990 e ci eravamo rifugiati in una scuola. Ricordo bene che il 5 maggio alcuni militari sono venuti da noi, dicendo che dovevano contarci. Poi hanno chiesto a tutti i maschi di seguirli, dicendoci che ce li avrebbero riportati presto. Un totale di 156 uomini e ragazzi non hanno più fatto ritorno. Da quel giorno, non abbiamo più avuto loro notizie".