Basilan, al via la causa per il martirio di padre Rohel Gallardo
Aperto il processo di beatificazione per il claretiano rapito dagli islamisti di Abu Sayyaf nel 2000. Padre Calvo: “Tutti lo ricordano come un eroe che ha offerto la vita per gli altri ostaggi”.
Manila (AsiaNews) – Nel giorno dell'anniversario della morte, il vescovo della prelatura di Isabela, mons. Leo Dalmao, ha aperto ieri ufficialmente la causa di beatificazione per padre Rohel Gallardo, sacerdote claretiano filippino ucciso il 3 maggio 2000 sull'isola di Basilan. Padre Gallardo era stato rapito 43 giorni prima insieme a un gruppo di altri ostaggi dagli islamisti di Abu Sayyaf.
L'apertura solenne del processo canonico si è svolta nella chiesa di San Vincenzo Ferrer a Tumahubong, il villaggio dove il sacerdote – che all'epoca dell'uccisione aveva 33 anni e si era offerto volontario per quella missione difficile - svolgeva il suo ministero. E a Tumahubong si trova anche la scuola elementare dei claretiani da dove padre Gallardo - insieme al responsabile amministrativo, a cinque insegnanti e a 22 alunni - fu portato via sotto la minaccia delle armi dai miliziani islamisti. Con lui il 3 maggio 2000, durante un conflitto a fuoco con l'esercito, sarebbero rimasti uccisi anche tre insegnanti e cinque bambini.
Quella di Basilan è una missione particolarmente significativa per la storia dei claretiani: “La nostra congregazione vi arrivò nel 1951, invitata dall'allora vescovo di Zamboanga quando fummo espulsi dalla Cina negli anni Cinquanta”, racconta padre Angel Calvo, claretiano, figura di spicco nel dialogo tra cristiani e musulmani nel difficile contesto di Mindanao. Anche padre Calvo è stato missionario a Basilan: “Dovetti lasciarla nel 1972, quando un altro mio confratello fu rapito”, ricorda rievocando la storia difficile di questa comunità cristiana che proprio con i claretiani è diventata una prelatura apostolica.
“Padre Gallardo è stato il primo sacerdote tra quelli rapiti a Basilan a essere ucciso - spiega il sacerdote -. C'erano stati altri preti e suore sequestrati, anche picchiati; ma alla fine tutti qui erano stati liberati. La gente lo ricorda già come un martire, un eroe. Gli altri ostaggi hanno raccontato che non aveva voluto rinunciare alla croce e al rosario, come avrebbero voluto i miliziani. Per questo lo avevano torturato strappandogli le unghie. Ha sofferto molto e come direttore della scuola anche nella prigionia si è preoccupato prima di tutto degli insegnanti e dei ragazzi a lui affidati. Ha offerto la sua vita per le persone che si trovavano intorno a lui”.
L'apertura della causa di beatificazione di padre Gallardo rappresenta un segno importante per la prelatura di Isabela. “Anche dopo la sua morte - conclude padre Calvo - i claretiani sono rimasti a Basilan. Il vescovo è un religioso della nostra congregazione, altri padri sono a Maluso e Tumahubong, le zone più esposte. Anche se negli ultimi tempi il gruppo di Abu Sayyaf è meno attivo a Basilan, si è spostato nell'altra isola di Jolo. La testimonianza di padre Gallardo resta un esempio che nessuno ha dimenticato”.