Bangsamoro: una coalizione pronta a sfidare il Milf in vista del voto nel 2025
A guidare l’accordo il vice-governatore di Lanao del Sur e presidente Siap. L’obiettivo è di raccogliere e soddisfare le istanze della popolazione. Monito del presidente filippino Marcos, pronto a colpire quanti vogliono ostacolare o fermare l’iter elettorale. Rappresentanti della Transition Authority legati al Milf avevano chiesto uno slittamento di altri tre anni.
Manila (AsiaNews) - Unire le forze per contrastare l’egemonia del Milf nella regione, conquistare il potere e garantire più voce alle popolazioni locali: sono gli obiettivi che hanno portato alla nascita di una coalizione che raggruppa tre importanti partiti - legati a governatori locali - pronti a sfidare, e scalzare, l’attuale leadership al potere a Bangsamoro alle elezioni del 2025. Il vice governatore di Lanao del Sur, Mohammad Khalid Raki-in Adiong, presidente del Serbisyong Inklusibo-Alyansang Progresibo Party (Siap) ha raggiunto un accordo di coalizione con altri due movimenti regionali: il partito Al-Ittihad-Ukb e il Bangsamoro People’s Party, al fine di presentare propri candidati per i seggi del Parlamento della Regione autonoma del Bangsamoro nel Mindanao musulmano (Barmm).
Una coalizione che sta muovendo i primi passi ma sembra poter beneficiare di un nutrito consenso popolare e che si avvia allo scontro frontale con la fazione oggi al potere: lo United Bangsamoro Justice Party (Ubjp), emanazione del Moro Islamic Liberation Front (Milf) fautore della pace con Manila dopo decenni di lotta separatista e radicale (islamica), nell’unica nazione a maggioranza cattolica dell’Asia. Un accordo all’epoca definito “storico” anche dagli stessi vescovi filippini.
“La coalizione presenterà una lista di candidati per il Parlamento della Barmm nel 2025” ha dichiarato Adiong durante l’assemblea generale Siap a Marawi City il 28 aprile scorso. Il panorama legislativo del Parlamento della regione autonoma aderisce a rigide linee guida, stabilendo un minimo di 80 membri e la guida di un presidente. Un totale di 40 seggi è riservato ai partiti politici della regione, altri 32 ai distretti parlamentari e i rimanenti otto alla rappresentanza settoriale. Inoltre, i 32 distretti parlamentari della Barmm sono distinti dai distretti congressuali.
L’assemblea generale Siap è stata una vera e propria dimostrazione di forza, grazie anche alla partecipazione del governatore di Sulu Sakur Tan, leader del Salam Party; di Mujiv Hataman, presidente del Bangsamoro Peoples Party e rappresentante di Basilan; del governatore di Maguindanao del Sur Mariam Magundadatu, leader del partito Al-Ittihad-UKB.
Naguib Sinarimbo, ex ministro degli Interni e del governo locale del Bangsamoro, ha aderito anch’egli al Siap affermando che i candidati della coalizione avranno una migliore comprensione dei problemi della popolazione rispetto ai rappresentanti attuali. Molti funzionari del Parlamento, infatti, appartengono al Milf (Moro Islamic Liberation Front), un tempo il più grande gruppo ribelle islamico delle Filippine e oggi dominante nell’organo di transizione che gestisce il governo regionale. “È diventato un problema perenne collegare le aspirazioni dei governi locali sul territorio - ha concluso Sinarimbo - con quelle del governo regionale Barmm, che è presidiato da ex ribelli” che hanno “influenzato l’erogazione di servizi”.
Fra quanti guardano con attenzione il voto del prossimo anno nella regione autonoma vi è il presidente Ferdinand Marcos Jr che ha minacciato punizioni durissime contro quanti intendono far deragliare il processo elettorale a Bangsamoro nel 2025. Una risposta agli esponenti della Bangsamoro Transition Authority (Bta) - in maggioranza formata da membri del Milf e in carica fino al 30 giungo 2025 - che vorrebbero prolungare di altri tre anni l’interim e far slittare la consultazione elettorale al 2028.
Marcos, che già in precedenza aveva detto che non ci sarebbe stata un’ulteriore estensione del periodo di transizione, ha lanciato il monito durante una visita a Maguindanao del Norte. Una tappa significativa, per presenziare alle commemorazioni per il decimo anniversario della firma del Comprehensive Agreement on the Bangsamoro (Cab, l’accordo di pace) tra il governo filippino e il Milf, siglato nel 2014 dopo 17 anni di negoziati. Il presidente lo ha definito una “continua crociata per la pace che non dovrebbe essere incardinata sui capricci o dipendere da dove soffia il vento politico”. “Questo - ha concluso, riferendosi al processo elettorale - è il compimento del vostro diritto democratico di realizzare e ottenere un’autonomia significativa, come sancito dalla Cab” e per questo “salvaguardate i vostri diritti”.
Nel febbraio 2019 l’allora presidente Rodrigo Duterte aveva affidato la guida della nuova Regione autonoma di Bangsamoro nel Mindanao musulmano (Barmm) ad Al Hajj Murad Ebrahim, leader Milf, il quale ha assunto la carica di chief minister ad interim. Da quel momento i ribelli - che per decenni hanno combattuto una sanguinosa battaglia per l’autonomia, con150mila morti dagli Anni ’70 - si sono fatti garanti della pace e della stabilità nel territorio a maggioranza islamica dell’isola di Mindanao. Murad ha guidato gli 80 componenti della Bta, che ha governato le cinque province della regione fino all’elezione dei membri del suo Parlamento. La Barmm è stata creata dopo la ratifica della Bangsamoro organic law (Bol), prodotto dei negoziati tra Manila ed il Milf.
Articolato in due votazioni (21 gennaio e 6 febbraio 2019), un referendum ha sancito che la nuova regione è composta dalle province di Lanao del Sur, Maguindanao, Basilan, Sulu e Tawi-Tawi, nonché dalle città di Marawi, Lamitan, Cotabato e 63 villaggi di North Cotabato. Tuttavia, le divisioni sono emerse sin dai primi passi della nuova entità: la scelta del Milf, espressione del gruppo etnico dei Maguindanao, a guida della triennale fase di transizione politica ha alimentato il malcontento delle altre etnie islamiche, come i Tausug, che hanno dichiarato di preferire l’assetto federale, ed i Maranao. Timori, soprattutto in materia di libertà religiosa, hanno caratterizzato una iniziale diffidenza dei cristiani verso la legge. A quattro giorni dal voto, i leader cattolici di Mindanao hanno però espresso sostegno al progetto autonomista, definendo la Bol “ultima occasione concreta per una pace giusta e durevole a Mindanao”.
(Foto dell’Ufficio comunicazione del presidente)