Bangladesh: Natale sereno per i cristiani, ma all'ombra del 'terrorismo'
Dhaka (AsiaNews) - Chiese sorvegliate da agenti di polizia e libertà di circolare in tutto il Paese: i cristiani del Bangladesh hanno passato un Natale sereno e senza violenze, grazie all'intervento del governo, che ha accolto l'appello alla sicurezza lanciato da alcuni leader cattolici. Tuttavia, la gioia delle festività rischia di lasciare presto il posto a nuovi disordini. Il Bangladesh Nationalist Party (Bnp, partito nazionalista leader dell'opposizione) ha lanciato un nuovo hartal (sciopero generale) per il 29 dicembre, contro le elezioni generali del 5 gennaio 2014. In tutta risposta, il primo ministro ha ordinato il dispiegamento di decine di migliaia di soldati. Per i cittadini, le continue violenze rendono il clima "molto teso e vicino al terrorismo".
"Nel giorno di Natale - racconta ad AsiaNews Subash Rozario, un cattolico del distretto di Natore - molti poliziotti hanno sorvegliato le nostre chiese. Non abbiamo avuto problemi". Tutte le principali cariche dello Stato e personalità politiche hanno espresso vicinanza alla comunità cristiana. Il presidente del Bangladesh Abdul Hamid, il primo ministro Sheikh Hasina e la leader del Bnp Khaleda Zia hanno sottolineato il ruolo dei cristiani "nello sviluppo sociale ed educativo del Paese", invitando tutti "a lavorare insieme per costruire un Bangladesh prosperoso e libero dai conflitti religiosi".
Nonostante le dichiarazioni, nella pratica non c'è dialogo tra maggioranza e opposizione per risolvere l'attuale crisi politica e sociale. Khaleda Zia ha ribadito di voler boicottare le elezioni generali, se la premier non accetterà di dimettersi e formare il caretaker government. Sheikh Hasina ha rifiutato questa possibilità e ha garantito che elezioni si faranno "a tutti i costi". Negli ultimi mesi diverse nazioni (tra cui Russia e Stati Uniti) hanno tentato di mediare tra Hasina e Zia, senza alcun risultato. Solo l'India continua a sostenere in pieno la posizione del primo ministro.
Intanto gli scontri non si fermano. A preoccupare sono soprattutto le violenze sporadiche e gli omicidi politici. "I giornali ne parlano poco - affermano fonti locali di AsiaNews, anonime per motivi di sicurezza - ma gli assassinii di burocrati e politici locali sono in aumento, in entrambi gli schieramenti. In 40 anni di indipendenza, una situazione così tesa non si è mai vissuta". Per una parte della popolazione, le elezioni "anche se si faranno, saranno una farsa, perché non ci sono avversari". In effetti, 150 candidati dell'Awami League (maggioranza) sono già "eletti", poiché nelle loro circoscrizioni non hanno altri contendenti.
(Ha collaborato Sumon Corraya)
01/11/2018 08:00