Bangladesh, violenze dopo la sentenza contro l’ex leader islamico
Dhaka (AsiaNews) - Quattro morti, tra cui una bambina di 9 anni; decine di feriti; autobus, negozi e auto private vandalizzati e messi a fuoco. È il bilancio provvisorio dell'hartal (sciopero) nazionale convocato oggi in Bangladesh, dopo il verdetto emesso ieri dal tribunale internazionale di guerra di Dhaka. La corte ha condannato a 90 anni di carcere Ghulam Azam, 91enne leader islamista ed ex presidente del Jamaat-e-Islami (partito islamico), per il suo ruolo nei crimini commessi durante la guerra di liberazione (1971). Una sentenza che ha lasciato scontenti tutti: i sostenitori del Jamaat, che chiedono l'assoluzione del loro leader; gli attivisti laici di Gonojagoron Mancha, per i quali la condanna è troppo lieve e invocano la pena di morte.
I giudici hanno riconosciuto Azam colpevole per tutti i capi di imputazione a lui ascritti: omicidio, tortura di persone disarmate, cospirazione, incitamento e complicità in genocidio. Avendo 91 anni, per legge i giudici hanno risparmiato a Ghulam la pena di morte.
Già ieri vi sono state manifestazioni di protesta dentro e fuori dall'aula del tribunale. Gli attivisti di Gonojagoron Mancha si sono riuniti a Shahbagh, quartiere di Dhaka considerato la "piazza Tahrir" del Bangladesh, invocando la pena capitale. Oggi sia il partito islamico che il movimento laico hanno indetto un hartal, che come da copione si è trasformato in un momento di guerriglia urbana.
Attivisti del Jamaat e dell'Islami Chhatra Shibir (ala studentesca del partito), hanno fatto esplodere 11 bombe artigianali a Chittagong, nove a Comilla e una a Narayanganj. Dei quattro morti, due sono studenti dell'Islami Chhatra Shibir, uccisi in uno scontro a fuoco dalla polizia. Gli altri sono un uomo di 60 anni, ucciso a Dinajpur da mattoni lanciati da alcuni picchettatori, e una bambina di 9 anni, travolta a Gazipur da un autobus che tentava di scappare.