Bangladesh, le religioni in piazza contro le violenze politiche
Dhaka (AsiaNews) - "Protestiamo con forza contro ogni tipo di violenza politica. Vogliamo vivere in un Bangladesh pacifico. I nostri leader dovrebbero usare la politica per il benessere del popolo, non per procurare del male". Lo afferma ad AsiaNews suor Swapna Benedicta Gomes, delle Sorelle catechiste del Cuore Immacolato di Maria Regina degli angeli (Cic), congregazione diocesana di Dinajpur. La religiosa ha partecipato a una manifestazione pacifica insieme a oltre 500 persone, di ogni fede, il 13 febbraio scorso.
L'iniziativa è stata organizzata dal Bangladesh Hindu Buddhist Christian Unity Council, ong per i diritti umani che raccoglie esponenti delle minoranze religiose del Paese. In Bangladesh il 90% della popolazione è islamica, il 9% indù e i restanti si dividono tra cristiani e buddisti.
"Non vogliamo più assistere - sottolinea Nirmal Rozario, membro dell'associazione - a scene di anarchia, atrocità, violenze e uccisioni. Chiediamo ai nostri leader politici di arrivare a una soluzione pacifica. Vogliamo vivere in un Paese in cui i fedeli di tutte le religioni possano coesistere in armonia e fratellanza".
Secondo il Bangladesh Hindu Buddhist Christian Unity Council, alcuni elementi fondamentalisti islamici perpetrano attacchi mirati contro le comunità di minoranza per spingerle ad abbandonare il Paese.
Gli indù sarebbero i più vulnerabili. L'ong sostiene che, dall'inizio di gennaio a oggi, in tutto il Paese almeno 6 membri della comunità sono stati uccisi; tre sono stati stuprati; sette templi, 54 case e 84 idoli sono stati vandalizzati.
Nello stesso arco di tempo, le vittime totali delle violenze politiche sono state circa 90.