Bangladesh, attacchi mirati e ingiustizie sociali dietro la "sparizione" degli indù
Dhaka (AsiaNews) - Furto di terreni, attacchi confessionali, stupri impuniti, conversioni forzate: sono queste, secondo alcuni esperti, le principali cause della "sparizione" degli indù del Bangladesh che, dal 28% della popolazione totale, sono ormai meno dell'8,5%. Un esodo che spaventa anche la politica, con il primo ministro Sheikh Hasina che chiede alla comunità di "non abbandonare la madrepatria". Ma l'appello, denunciano attivisti per i diritti umani, "si scontra con la realtà dei fatti. Gli indù se ne vanno perché non hanno alcuna sicurezza nel Paese".
I dati sono stati presentati dalla Sanatan Moitree Sangha, organizzazione per i diritti umani degli indù: dal 1947, anno in cui vennero stabiliti i confini dell'odierno stato del Bangladesh con la partizione fra Pakistan e India, il numero di seguaci dell'induismo è calato in maniera vertiginosa e "continua a scendere giorno dopo giorno". Da un quarto della popolazione, essi rappresentano oggi una minoranza sempre meno tutelata.
Parlando ieri in occasione della Janmashtami (la festa indù che celebra la nascita di Krishna), la premier Hasina ha chiesto ai fedeli di quel credo di rimanere in Bangladesh: "E' la vostra patria, voi siete nati qui e qui avete dei diritti. Noi vogliamo un Paese libero da violenze confessionali e che garantisca la libertà di tutti, ma per ottenerlo dobbiamo lavorare insieme".
Questo appello, denunciano attivisti sociali, non tiene conto della realtà. Secondo Rafiq Aziz, blogger molto conosciuto nella nazione, "gli indù se ne stanno andando perché non hanno alcuna tutela e perché, quando subiscono ingiustizie, non ottengono giustizia". Swpon Kumar Roy, avvocato, spiega ad AsiaNews: "Lo Stato ha fallito nel darci le garanzie cui abbiamo diritto. Alcuni di noi si convertono all'islam, ma la maggior parte semplicemente se ne va in India".
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