Bangkok: la Corte costituzionale destituisce il premier Srettha Thavisin
In carica dall’agosto scorso, il primo ministro avrebbe violato la Coarta nominando un ministro coinvolto in passato in un tentativo di corruzione. Ora il Parlamento dovrà scegliere un nuovo capo dell’esecutivo in un clima di incertezza e scontro istituzionale. A rischio la fragile tregua tra Thaksin Shinawatra e i suoi nemici dell’élite conservatrice e della vecchia guardia militare.
Bangkok (AsiaNews) - Nuove nubi si addensano sul presente politico e istituzionale della Thailandia, sulla quale aleggia lo spettro di nuovi scontri e una profonda crisi nell’alleanza di governo: oggi, infatti, la Corte Costituzionale ha destituito il primo ministro Srettha Thavisin per aver nominato nel suo gabinetto un ex avvocato che ha scontato una pena detentiva. Il magnate immobiliare - in carica dall’agosto 2023 - è il quarto premier in 16 anni a essere rimosso con sentenze dello stesso tribunale, dopo che i giudici hanno stabilito che avrebbe violato la Costituzione nominando un ministro che non soddisfa gli standard etici.
Ora il Parlamento dovrà riunirsi per scegliere un nuovo premier, con la prospettiva di una maggiore incertezza in un Paese già martoriato per due decenni da colpi di Stato e sentenze che hanno fatto cadere diversi governi e partiti politici. La settimana scorsa lo stesso tribunale ha sciolto il partito anti-establishment Move Forward, stabilendo che la sua campagna per riformare una legge contro gli insulti alla corona rischiava di minare la monarchia costituzionale. Nei giorni successivi i deputati hanno dato vita a una nuova formazione, ma resta a rischio la fragile tregua tra il peso massimo della politica Thaksin Shinawatra e i suoi nemici tra l’élite conservatrice e la vecchia guardia militare, che ha permesso il ritorno del magnate da 15 anni di auto-esilio nel 2023.
Srettha Thavisin, esponente del Pheu Thai, partito che ha come referente l’ex premier Thaksin Shinawatra, è finito a processo dopo che una quarantina di senatori ha aperto una causa alla Corte costituzionale per presunte irregolarità nella nomina di membri del suo gabinetto. L’accusa si basa sulla nomina a capo dell’Ufficio del primo ministro di Pichit Chuenban, coinvolto nel 2008 nel tentativo di corrompere un membro della corte che stava giudicando l’acquisto di terreni da pare dell’allora premier Thaksin Shinawatra.
Pichit si è subito dimesso per evitare un coinvolgimento di Srettha, ma ciò non è bastato per scongiurare l’iter giudiziario. In realtà si è trattato di un’altra mossa legale da parte di un Senato di esclusiva nomina dell’establishment militare e filo-monarchico, per colpire la parte avversa in Parlamento. La Camera alta, infatti, si è rivelata più volte strumentale nell’impedire che il partito vincitore delle elezioni di maggio 2023, il progressista Move Forward, potesse mettersi alla guida del Paese. Per diversi osservatori, quindi, il caso giudiziario contro Thavisin sarebbe un avvertimento per il ritrovato attivismo di Thaksin.
Ora l’esecutivo assumerà un ruolo ad interim alla cui guida vi sarà l’attuale ministro del Commercio e vice premier Phumtham Wechayachai, mentre i partiti dovranno accordarsi sul nome del nuovo primo ministro sulla base di un elenco di candidati. Il presidente della Camera convocherà quindi la Camera bassa, per votare per il prossimo capo dell’esecutivo che dovrà ottenere il sostegno di più della metà degli attuali 493 legislatori (247 voti). Il nuovo premier deve poi nominare un gabinetto, che deve presentare le sue politiche al Parlamento prima che possa iniziare a governare.
Fra i nomi più gettonati vi sono quelli di Paetongtarn Shinawatra, 37enne, figlia di Thaksin Shinawatra, leader del partito Pheu Thai e (possibile) terza Shinawatra ad assumere la guida del Paese. A seguire Chaikasem Nitisiri, ex ministro della Giustizia e sostenitore del partito Pheu Thai, Anutin Charnvirakul, ministro dell’Interno e vice premier che ha spinto con successo per la liberalizzazione della cannabis in Thailandia, leader del Bhumjaithai Party, secondo partner della coalizione. Infine, il ministro dell’Energia Pirapan Salirathavibhaga, a capo del partito conservatore Thai Raksa Chart, e Prawit Wongsuwan, influente ex capo dell’esercito che guida il partito Palang Pracharat, conservatore e allineato ai militari.