Bangkok: a un outsider la presidenza della Camera, ottimismo sul governo
Il 79enne Wan Muhamad Noor Matha, leader del Prachachat Party e originario del sud, è una personalità di lunga esperienza politica. Una figura non divisiva, chiamata a mediare fra le due anime del Paese. Nel suo intervento il re Rama X invita le parti a fare “l’interesse migliore” per i cittadini.
Bangkok (AsiaNews) - La Thailandia prosegue il cammino verso l’approvazione del nuovo premier e del governo. Ieri, nel discorso di inaugurazione del Parlamento bicamerale dopo le elezioni del 14 maggio vinte con ampio margine dai gruppi di opposizione sui partiti filo-militari, il re Rama X ha esortato le parti politiche a fare “l'interesse migliore” per il Paese. Un doppio richiamo a dare attenzione alle necessità della popolazione e a evitare ulteriori conflitti che rischierebbero di travolgere, insieme alla fiducia degli investitori e alle già incerte prospettive economiche, anche le élite che spesso gestiscono la nazione con un’attitudine autoreferenziale. Un approccio che, da tempo, ha acceso in molti thailandesi dubbi sul loro ruolo, scopi e capacità.
Quasi a rispondere alla richiesta del sovrano, questa mattina i partiti della nuova maggioranza hanno trovato un accordo sul presidente della Camera dei rappresentanti. A sorpresa, ma proposto come unico candidato e quindi approvato dall’assemblea, si tratta di una personalità esterna ai due principali partiti usciti vincitori dalle urne - il Move Forward di Pita Limjaroenrat e il Pheu Thai della famiglia Shinawatra - ma comunque esponente di un altro gruppo della coalizione delle forze dell'ex opposizione che si sono alleate per dare vita al governo.
Il 79enne Wan Muhamad Noor Matha, leader del Prachachat Party, è una personalità di lunga esperienza politica, originaria del meridione ed esponente quindi di un’area del Paese interessata da tensioni persistenti per l’autonomia e l’identità locali, e della religione islamica minoritaria. Una figura, soprattutto, non divisiva per il ruolo costituzionale che avrà di presidente di tutto il Parlamento. Egli dovrà infatti tendere la mano anche ai filo-militari che, sebbene fortemente indeboliti nella principale delle due aule parlamentari, possono contare sul sostegno del Senato formato di soli membri designati dalle forze armate.
Mentre si appresta al confronto decisivo del 14 luglio in cui il Parlamento unito (500 deputati e 250 senatori) dovrà decidere l’uomo che a sua volta formerà e guiderà il governo, la coalizione ha mostrato in quest'occasione di gestire con flessibilità le divergenze interne, puntando su outsider e sul dialogo costante.
Alla Camera la coalizione di otto partiti capeggiati da Move Forward e da Pheu Thai può contare su 312 voti contro 188. Per garantire la scelta del proprio candidato avrà bisogno di almeno 376 voti di parlamentari delle due camere. Le trattative per convincere almeno 60 senatori a condividere la scelta restano difficili, ma i leader della maggioranza mostrano ottimismo.