Bangkok: Pita Limjaroenrat sospeso dal Parlamento, (per ora) non sarà primo ministro
Durante la seconda consultazione di oggi il leader progressista per la seconda volta non ha raggiunto la maggioranza dei voti. Ora ha 15 giorni per convincere la Corte costituzionale a modificare la propria decisione ed essere reintegrato come deputato. Tuttavia il problema principale riguarda la fermezza dell'opposizione contro il programma di governo proposto dal partito Move Forward.
Bangkok (AsiaNews) – Nella giornata che avrebbe potuto concedergli la carica di primo ministro, il candidato della maggioranza thailandese, Pita Limjaroenrat, ha subito due sconfitte, che seguono la delusione della prima votazione la settimana scorsa.
La prima batosta è arrivata all’inizio della sessione parlamentare congiunta tra Camera e Senato, con l’annuncio della Corte costituzionale di avere accolto la richiesta di sospensione dalla carica parlamentare del leader del partito progressista Move Forward. La petizione era avanzata una settimana fa dalla Commissione elettorale per presunte inadempienze durante la campagna elettorale riguardo il possedimento di azioni nei media da parte di Pita. Uno sviluppo significativo che emerge in concomitanza con altri casi di parlamentari eletti ma che risulterebbero non in regola con la legge. Si tratta comunque di una decisione che in sé non avrebbe bloccato la designazione a capo del prossimo esecutivo.
Ma poi è arrivata la seconda battuta d’arresto: dopo un dibattito durato oltre otto ore, il Parlamento ha votato con 312 voti a favore e 395 contrari alla possibilità di una seconda candidatura di Pita Limjaroenrat. Una sconfitta che ha aperto le porte alle consultazioni (e alle frizioni) tra il Move Forward Party, emerso come primo partito alle elezioni generali del 14 maggio, e il suo principale alleato di coalizione, arrivato secondo alle votazioni, il Pheu Thai.
Un altro scenario possibile è la convergenza su un altro candidato tra le forze di maggioranza e quelle di opposizione, rappresentate dai partiti conservatori e filo-militari, usciti perdenti alle urne.
L’operazione sul voto di legittimità a una seconda candidatura di oggi è stata giustificata dall’interpretazione dell’articolo 49 del regolamento parlamentare che proibirebbe (ma i dubbi sono stati evidenziati nel dibattito che ha preceduto la votazione) di ripresentare una mozione già bocciata nella stessa sessione parlamentare. Una spiegazione respinta dalla maggioranza perché riguarderebbe mozioni di carattere generale e non la nomina del primo ministro.
Ma l’esito era già stato preso in considerazione dallo stesso 42enne Pita Limjaroenrat che lo ritiene un modo per bloccare la sua corsa al premierato. Appena annunciato il risultato della votazione il leader progressista ha lasciato l’aula. Adesso avrà 15 giorni per presentare prove che confutino la sospensione decisa dalla Corte costituzionale e essere eventualmente reintegrato nella Camera dei rappresentanti (500 membri eletti a maggio), mentre il Senato (di 250 membri) è di nomina militare.
La situazione di oggi apre la strada a nuove manovre per raccordare le visioni della maggioranza con quelle delle opposizioni, escludendo dal programma di governo alcuni dei punti proposti da Pita, nonostante siano stati votati dalla maggioranza degli elettori. Il più controverso e inviso alle élite tradizionali riguarda la modifica della legge sulla lesa maestà, che prevede fino a 15 anni di carcere e finora è stata spesso utilizzata per colpire gli oppositori politici.