Bangkok, solidarietà nell’emergenza: l’alluvione unisce il popolo thai
P. Mazza, missionario del Pime, conferma la portata “straordinaria” della calamità; tuttavia, si è ricreato uno spirito di “unità e collaborazione” fra i cittadini, dopo anni di divisioni politiche e sociali. La Chiesa contribuisce alla raccolta e distribuzione di aiuti. Il sostegno psicologico dei sacerdoti, alle persone in preda alla disperazione.
Bangkok (AsiaNews) – La situazione che si è creata per le alluvioni è di “assoluta emergenza”, ma le calamità naturali “hanno spinto la popolazione a unirsi e collaborare”, mettendo da parte anni di divisioni “politiche e sociali”. È quanto afferma ad AsiaNews p. Daniele Mazza, sacerdote del Pontificio istituto missioni estere (Pime), da anni in Thailandia e che mai prima d’ora aveva visto “una situazione simile, una calamità di così vasta portata”. Egli sottolinea il lavoro a stretto contatto fra l’ex premier Abhisit Vejjajiva e l’attuale Primo Ministro Yingluck Shinawatra, che contribuisce a rafforzare “l’amalgama fra il popolo”. Tuttavia, resta la portata “straordinaria” dell’evento: il Paese è tuttora in piena emergenza e saranno necessarie ancora “diverse settimane” per superare il picco di criticità; per il ritorno alla normalità, invece, serviranno “quattro o cinque mesi”.
Per la prima volta il governo ha aperto le porte di ministeri e dipartimenti per accogliere gli sfollati. Il governo è stato “efficiente”, racconta p. Mazza, predisponendo “in poche ore” la costruzione di argini, canali per far defluire le acque, “potendo contare sulla piena collaborazione della gente”. Diversi distretti e province della Thailandia risparmiati dalle alluvioni “hanno inviato aiuti e contributo all’allestimento delle barriere”. Privati ed enti provvedono alla distribuzione di cibo, ma è “la quasi totalità della popolazione” che ha voluto attivarsi e collaborare ai piani di intervento, sebbene “molte aree della capitale siano ancora allagate”.
“L’esecutivo ha fatto una scelta – spiega il missionario italiano – sacrificando alcune aree, sommerse dalle acque, per salvare il centro di Bangkok, cuore commerciale ed economico della capitale”. La decisione di “inondare” alcune zone a turno, preservandone altre, ha inevitabilmente sollevato polemiche. Tuttavia, i cittadini hanno reagito cercando di salvaguardare il maggior numero di case e attività commerciali. “Qualcuno ha utilizzato sacchi di sabbia – continua il sacerdote – altri hanno addirittura innalzato un muro in mattoni a difesa delle proprietà”.
Anche la Chiesa cattolica thai attraverso la Conferenza episcopale, le congregazioni di suore e i missionari del Pime contribuiscono agli interventi di prima necessità, che vanno dalla costruzione di argini per contenere i fiumi fino al sostegno psicologico per le vittime, dalla distribuzione del cibo all'accoglienza degli sfollati. I vescovi hanno lanciato una raccolta fondi, mentre i missionari del Pime hanno aperto la parrocchia di Nonthaburi per ospitare quattro famiglie. Tuttavia il lavoro della Chiesa non si limita alla distribuzione degli aiuti, ma abbraccia anche il fattore psicologico e umano. “P. Adriano Pelosin – racconta il confratello – visita di frequente il centro governativo che ospita gli sfollati, per fornire assistenza psicologica. Vi sono molti casi di persone che vogliono suicidarsi perché hanno perso tutto, in preda alla disperazione. Aiutarli e sostenerli nel percorso di recupero è fondamentale”. (DS)
Per la prima volta il governo ha aperto le porte di ministeri e dipartimenti per accogliere gli sfollati. Il governo è stato “efficiente”, racconta p. Mazza, predisponendo “in poche ore” la costruzione di argini, canali per far defluire le acque, “potendo contare sulla piena collaborazione della gente”. Diversi distretti e province della Thailandia risparmiati dalle alluvioni “hanno inviato aiuti e contributo all’allestimento delle barriere”. Privati ed enti provvedono alla distribuzione di cibo, ma è “la quasi totalità della popolazione” che ha voluto attivarsi e collaborare ai piani di intervento, sebbene “molte aree della capitale siano ancora allagate”.
“L’esecutivo ha fatto una scelta – spiega il missionario italiano – sacrificando alcune aree, sommerse dalle acque, per salvare il centro di Bangkok, cuore commerciale ed economico della capitale”. La decisione di “inondare” alcune zone a turno, preservandone altre, ha inevitabilmente sollevato polemiche. Tuttavia, i cittadini hanno reagito cercando di salvaguardare il maggior numero di case e attività commerciali. “Qualcuno ha utilizzato sacchi di sabbia – continua il sacerdote – altri hanno addirittura innalzato un muro in mattoni a difesa delle proprietà”.
Anche la Chiesa cattolica thai attraverso la Conferenza episcopale, le congregazioni di suore e i missionari del Pime contribuiscono agli interventi di prima necessità, che vanno dalla costruzione di argini per contenere i fiumi fino al sostegno psicologico per le vittime, dalla distribuzione del cibo all'accoglienza degli sfollati. I vescovi hanno lanciato una raccolta fondi, mentre i missionari del Pime hanno aperto la parrocchia di Nonthaburi per ospitare quattro famiglie. Tuttavia il lavoro della Chiesa non si limita alla distribuzione degli aiuti, ma abbraccia anche il fattore psicologico e umano. “P. Adriano Pelosin – racconta il confratello – visita di frequente il centro governativo che ospita gli sfollati, per fornire assistenza psicologica. Vi sono molti casi di persone che vogliono suicidarsi perché hanno perso tutto, in preda alla disperazione. Aiutarli e sostenerli nel percorso di recupero è fondamentale”. (DS)
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