Bangkok, scontro su legge per limitare ruolo dei militari nella vita pubblica
Il governo del Pheu Thai spinge per una riforma dell'amministrazione del ministero della Difesa ribattezzata legge "anti-golpe". Ma i partiti più vicini all'apparato dell'esercito si oppongono. La Thailandi ha già conosciuto ben 12 sospensioni della democrazia da parte dei militari. L'ultimo quello del 2014 guidato dal generale Prayuth Chan-ocha.
Bangkok (AsiaNews) – Proprio mentre tutta l’Asia segue con attenzione l’evolversi della crisi coreana dopo il tentativo del presidente Yoon di proclamare la legge marziale, in Thailandia cresce l'opposizione verso la "legge anti-golpe", il provvedimento di modifica alla "Legge per l’amministrazione del ministero della Difesa" attraverso il quale il partito di governo Pheu Thai intende escludere o limitare fortemente il ruolo dei militari nella vita pubblica.
La possibilità di nuovi interventi decisivi e antidemocratici è una costante del Paese, dagli anni Trenta del secolo scorso: ben 12 di queste azioni hanno portato a periodi di varia durata di controllo militare sul Paese. Ultimo quello del 22 maggio 2014, coordinato dal generale Prayuth Chan-ocha, che ha tenuto le redini del Paese fino alle elezioni del maggio 2022 e che ancora oggi influenza, con partiti-vicini all’apparato militare le scelte politiche.
Dietro ai malumori di Bangkok di fronte all’iniziativa del Pheu Thai in molti c’è il timore della reazione a un provvedimento che potrebbe innescare altre mosse rivendicative da parte dei vertici delle forze armate; altri restano fortemente legati all'establishment militare e agli interessi che ne sostengono le azioni. A segnalarlo oggi l’opposizione al progetto di legge da parte del Patito della Nazione Unita Thai (Utn), membro della coalizione di governo, e del Palang Pracharat, parte dell’opposizione e un tempo guidato dal generale Prayuth nella svolta “democratica” seguita al lungo periodo di controllo indiscusso della giunta da lui diretta.
Il primo ha espresso preoccupazione per ogni iniziativa che consentirebbe ai politici di intervenire nelle questioni proprie del ministero della Difesa, sostenendo che “ogni cambiamento andrebbe attentamente considerato”. “Le forze armate sono una delle principali istituzioni nazionali riguardo la sicurezza”, ha segnalato il portavoce dell’Utn, Akradet Wongpitakroj.
Per il Palang Pracharat, oggi presieduto dal generale Prawit Wongsuwon, un tempo vicino a Prayuth Chan-ocha, il provvedimento legislativo proposto delegittimerebbe le forze armate e aprirebbe a abusi della politica nei loro confronti. Come esempio il portavoce Piya Tavichai sottolinea la possibilità che la legge fornisca ai politici il diritto di intervenire nella ridistribuzione annuale dei ruoli per i generali e ammiragli (ben 1.400 complessivamente contro i circa 620 degli Stati Uniti) che attualmente è approvata dal sovrano, capo supremo delle forze armate. Significativa la sottolineatura che le leggi in vigore impediscono ai politici dall’intervenire nelle questioni militari.
Sulla stessa linea si è già espresso un altro partito ora nella coalizione di governo ma che da tempo si è posto in un ruolo-chiave negli equilibri parlamentari, il Bhumijaithai.
05/01/2024 11:57