Bangkok, interi quartieri evacuati. Presidente Caritas: dall’emergenza nasce la speranza
di Weena Kowitwanij
Le zone a nord e ovest della capitale vicine al collasso. Le autorità hanno ordinato lo sgombero di intere aree sommerse dall’acqua. Allerta per la contaminazione dell’acqua potabile e lo smaltimento dei rifiuti. Mons. Phibun Visitnonthachai: la crisi riporta ai valori della fede, guardare a Cristo come “esempio e insegnamento”.
Bangkok (AsiaNews) – Continua a crescere il livello delle acque a Bangkok. I settori nord e ovest della capitale sono in piena emergenza e le autorità hanno ordinato l’evacuazione dei distretti di Don Muang, Bang Phlad e Thawi Wattana. Le inondazioni hanno raggiunto i 2,4 metri al tempio buddista di Wat Puranawas; monaci e sfollati hanno dovuto abbandonare in tutta fretta il luogo di culto, in cerca di un nuovo riparo. Molte aree della capitale registrano un “esodo di massa” in direzione sud. Una parte degli abitanti di Bangkok, infatti, ha ripiegato nelle città turistiche di Hua Hin e Pattaya: alcuni nella seconda casa di proprietà, altri in uno dei molti alberghi o dei resort della costa.
Le autorità hanno allestito altri campi profughi nelle province di Kanchanaburi, Suphan Buri, Ratchaburi, Phetchaburi e Chon Buri, pronti ad accogliere centinaia di migliaia di sfollati provenienti dalla capitale. Intanto scoppia l’allarme acqua inquinata e rifiuti: le alluvioni hanno causato la contaminazione di alcuni bacini idrici che forniscono acqua potabile. Al contempo diventa sempre più difficile smaltire le immondizie e vi è il rischio concreto di epidemie nelle prossime settimane. Jatuporn Burutratna, direttore generale del Dipartimento risorse idriche (Dwr), assicura che “presso il Dipartimento verrà fornita acqua potabile 24 ore su 24 a tutti” e anche al comune sarà allestito un centro di distribuzione.
Intanto continua l’impegno della Chiesa cattolica thai per gli alluvionati. Il presidente di Caritas Thailandia mons. Joseph Phibun Visitnonthachai, vescovo di Nakhon Sawan, ha visitato nove delle 13 province comprese nella diocesi e martoriate dalle piogge monsoniche. Tra le vittime delle alluvioni vi sono pure le suore carmelitane, che hanno dovuto abbandonare il convento. Il prelato definisce “disastrosa” la portata delle acque, ma dall’emergenza si può ricavare un insegnamento: “dobbiamo sacrificarci – spiega – per l’amore e il servizio agli altri, siano essi ricchi o poveri” perché la cooperazione è “fonte di speranza”. E aggiunge: “questa crisi ci riporta ai valori della fede”, guardando a Cristo come “esempio e insegnamento”.
Nella zona di Ayudhaya – ex capitale, a circa un’ora di strada da Bangkok in direzione nord – p. Tanu Jetsadapongpakdee collabora con gli abitanti dei villaggi nella distribuzione degli aiuti. I generi di conforto e prima necessità non vanno solo ai cattolici, ma anche a musulmani e buddisti, senza distinzioni di fede. “Siamo tutti – commenta il sacerdote – fratelli e sorelle”.
Le autorità hanno allestito altri campi profughi nelle province di Kanchanaburi, Suphan Buri, Ratchaburi, Phetchaburi e Chon Buri, pronti ad accogliere centinaia di migliaia di sfollati provenienti dalla capitale. Intanto scoppia l’allarme acqua inquinata e rifiuti: le alluvioni hanno causato la contaminazione di alcuni bacini idrici che forniscono acqua potabile. Al contempo diventa sempre più difficile smaltire le immondizie e vi è il rischio concreto di epidemie nelle prossime settimane. Jatuporn Burutratna, direttore generale del Dipartimento risorse idriche (Dwr), assicura che “presso il Dipartimento verrà fornita acqua potabile 24 ore su 24 a tutti” e anche al comune sarà allestito un centro di distribuzione.
Intanto continua l’impegno della Chiesa cattolica thai per gli alluvionati. Il presidente di Caritas Thailandia mons. Joseph Phibun Visitnonthachai, vescovo di Nakhon Sawan, ha visitato nove delle 13 province comprese nella diocesi e martoriate dalle piogge monsoniche. Tra le vittime delle alluvioni vi sono pure le suore carmelitane, che hanno dovuto abbandonare il convento. Il prelato definisce “disastrosa” la portata delle acque, ma dall’emergenza si può ricavare un insegnamento: “dobbiamo sacrificarci – spiega – per l’amore e il servizio agli altri, siano essi ricchi o poveri” perché la cooperazione è “fonte di speranza”. E aggiunge: “questa crisi ci riporta ai valori della fede”, guardando a Cristo come “esempio e insegnamento”.
Nella zona di Ayudhaya – ex capitale, a circa un’ora di strada da Bangkok in direzione nord – p. Tanu Jetsadapongpakdee collabora con gli abitanti dei villaggi nella distribuzione degli aiuti. I generi di conforto e prima necessità non vanno solo ai cattolici, ma anche a musulmani e buddisti, senza distinzioni di fede. “Siamo tutti – commenta il sacerdote – fratelli e sorelle”.
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