Bali: cooperazione e dialogo, per pace e democrazia nell’Asia sudorientale
Mumbai (AsiaNews) - Promuovere la cooperazione a livello regionale e internazionale, per sviluppare pace e democrazia attraverso il dialogo e la condivisione con i Paesi dell'Asia sudorientale e del Pacifico. È l'obiettivo del Bali Democracy Forum (Bdf), incontro di due giorni (8 e 9 novembre) giunto ormai alla sua V edizione. Sull'isola indonesiana si incontreranno più di 1.200 delegati, tra leader mondiali come Julia Gillard, primo ministro australiano; Hamid Karzai, presidente dell'Afghanistan; Lee Myung-bak, presidente della Corea del Sud. Significativa - e già criticata - la presenza del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, che secondo alcuni sfrutterà il forum per rompere il crescente isolamento di Teheran. Al Bdg parteciperanno poi membri di 21 ong della società civile. Tra questi, anche Lenin Raghuvanshi, direttore del People's Vigilance Committee on Human Rights (Pvchr) di Varanasi (Uttar Pradesh, India).
Raghuvanshi è intervenuto a una delle conferenze parallele al Bdf, sul tema "Advancing Substantive Democracy in Asia: The Roles of Civil Society and Democratic Governance" (5-6 novembre). Per il direttore dell'ong indiana, "le caste, il patriarcato e il nazionalismo" sono le preoccupazioni più urgenti, che "ostacolano l'avanzare dei principi democratici a livello globale". Migliorare l'autorità, spiega, significa "iniziare e finire con la gente: per promuovere la sovranità dei cittadini e un'Asia meridionale libera dalla violenza si devono compiere grandi sforzi, secondo valori e strutture democratiche".
Secondo l'attivista, in Asia del Sud e in India la causa principale per le violenze è "la mentalità castale", un "residuo feudale estremamente pericoloso per una gestione democratica efficace e globale", che agisce "contro la pace e la sicurezza internazionali, lo sviluppo economico e l'effettivo godimento dei diritti umani".
Al Bdf, Raghuvanshi e gli altri rappresentanti della società civile presenteranno una dichiarazione congiunta, nella quale indicano nove questioni da affrontare.
Raccomandazioni generali:
1) Istituzionalizzare una piena e significativa partecipazione della società civile al Bali Democracy Forum; sicurezza nazionale e minacce alla stabilità regionale; sviluppo economico;
2) Rispettare e proteggere l'esercizio delle libertà fondamentali di espressione, associazione e assemblea;
3) Creare e rafforzare un meccanismo indipendente ed efficace di protezione dei diritti umani, a livello nazionale e regionale;
Pace e sicurezza:
4) La riduzione dei diritti umani in nome della pace e della sicurezza non dovrebbe essere invocata senza basi legittime, secondo le leggi e gli standard internazionali. Alcuni diritti fondamentali alla dignità umana non possono mai essere derogati;
5) Assicurare il rispetto dello Stato di diritto, in ogni momento storico;
6) Garantire verità, giustizia e risarcimenti a vittime e sopravvissuti di violazioni dei diritti umani;
7) Rinunciare all'uso della forza e preferire una soluzione pacifica alle dispute nella regione;
Sviluppo economico:
8) Assicurare responsabilità e trasparenza nello sviluppo di aiuti e accordi commerciali bi/multi-laterali. Questo permetterebbe di non compromettere le piccole e medie imprese dei gruppi più emarginati, come le comunità indigene;
9) La giustizia economica e sociale deve andare oltre le norme e i regolamenti del lavoro salariato e comprende tutte le attività al di fuori del mercato; equilibrare le disuguaglianze tra uomini-donne e lavoro sociale-industriale; proteggere le comunità locali e i diritti dei lavoratori migranti;