Baku: ai cristiani "non registrati" è proibito anche riunirsi per pregare
Baku (AsiaNews/F18) – Le autorità proibiscono a tre comunità religiose di riunirsi anche solo per pregare a Gyanja, seconda città dell’Azerbaigian. L’agenzia Forum 18 spiega che fedeli cristiani, che hanno chiesto l’anonimato per paura di rappresaglie, hanno confermato la ripetuta minaccia della polizia di arrestare chi avesse continuato a riunirsi per la funzione domenicale.
Di recente almeno due furgoni carichi di poliziotti sono arrivati vicino ai luoghi dove si riuniscono i fedeli della Chiesa pentecostale Stella d’oriente, pronti a intervenire. La fonte denuncia che le autorità vogliono colpire i gruppi privi di autorizzazione statale.
Firdovsi Kerimov, rappresentante per la zona di Gyanja del Dipartimento registrazione del comitato di Stato, che sovrintende alle autorizzazioni per le comunità religiose, il 29 marzo ha spiegato ai media di avere ammonito la Chiesa pentecostale Stella d’oriente, la Nuova chiesa apostolica e un gruppo battista che non possono riunirsi senza autorizzazione, nemmeno per pregare. Ha spiegato che due di questi gruppi hanno chiesto l’autorizzazione, ma che intanto non possono vedersi, mentre è in corso l’iter.
“Ora i fedeli sono davvero spaventati – prosegue la fonte anonima – la polizia controlla che non si incontrino”, nemmeno per pregare insieme.
F18 ha accertato che la richiesta di autorizzazione di oltre 300 comunità religiose attende di essere esaminata. La riforma del dicembre 2010 sulla libertà religiosa prevede che ogni attività di gruppi non registrati è illegale, persino riunirsi per pregare. La normativa fu presentata come un utile strumento contro il terrorismo islamico, ma di fatto vari gruppi protestanti, islamici, Testimoni di Geova e altri, in attesa di riconoscimento, subiscono incursioni della polizia e arresti per brevi periodi per la loro “illegale” attività religiosa (vedi AsiaNews 10.1.2011, Pene più aspre per chi si riunisce per pregare o leggere testi religiosi). La Stella d’Oriente era già autorizzata a Baku, ma con la nuova legge le è stato detto che doveva presentare una nuova domanda: lo ha fatto e attende la decisione.
La Nuova chiesa apostolica ha l’autorizzazione per il gruppo di Baku e ha spiegato alle autorità che questa autorizzazione ha valore anche per i fedeli di Gyanja e delle altre città. Però anche essa ha dovuto chiedere una nuova registrazione, per la nuova legge, e attende la risposta che tarda a venire.
F18 denuncia che a Gyanja molti gruppi religiosi sono stati oggetto di minacce e di divieti da parte delle autorità. L’unica moschea islamica sunnita dalla città è stata chiusa. Ai Testimoni di Geova è proibito riunirsi e sono colpiti con arresti e multe.
Ma nell’intero Paese molte moschee sono state chiuse con la forza, come a Qobustan (Maraza) il 4 marzo. A Yevlakh da gennaio, ai giovani in età scolare è proibito partecipare alla preghiera del venerdì nella moschea Juma, l’unica della città.
Intanto il presidente Ilham Aliev il 7 aprile, aprendo a Baku i lavori del un Forum mondiale per il dialogo interculturale, si è compiaciuto che “in Azerbaigian c’è un alto livello di tolleranza etnica e religiosa e questa è la fonte della nostra forza”. “La libertà di religione e la libertà di coscienza sono del tutto esistenti in Azerbaigian”.