12/10/2021, 14.36
IRAQ
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Baghdad: al-Sadr vince le elezioni, ma non ha la maggioranza parlamentare

Il blocco del leader radicale sciita, nemico degli Usa e lontano da Teheran, conquista il maggior numero di seggi e supera il risultato del 2018. Distanziati i sunniti e la coalizione filo-iraniana di al-Maliki. Pesa l’astensionismo, solo il 41% degli aventi diritto ha votato. Quattro seggi cristiani (su cinque) al Movimento Babilonia. Ombre di brogli e manipolazioni. 

Baghdad (AsiaNews) - Con il 94% circa delle schede scrutinate e un risultato che appare ormai cristallizzato, il vincitore delle elezioni in Iraq è senza dubbio il leader radicale sciita Moqtada al-Sadr, il cui partito consolida il primo posto già ottenuto nel 2018 aumentando il numero dei seggi. Nessun blocco appare però in grado di assicurarsi una netta maggioranza in Parlamento e nominare, da solo, il prossimo primo ministro chiamato a formare il nuovo esecutivo.

Ben distanziato dal Sadrist Movement che avrà comunque un ruolo di leadership vi è il blocco guidato dall’ex primo ministro Nouri al-Maliki, che si contende la seconda posizione con la fazione sunnita guidata dal presidente del Parlamento Mohammed al-Halbousi. Quest’ultimo è accreditato di 38 voti, mentre la coalizione State of Law di al-Maliki è ferma a quota 37, in un panorama politico dominato dai movimenti sciiti dall’invasione Usa del 2003, che ha determinato la caduta di Saddam Hussein.

A dispetto degli appelli dei capi religiosi, dal primate caldeo al grande ayatollah al-Sistani, il livello di partecipazione è inferiore alle votazioni del 2018 e il dato dei votanti si ferma a un modesto 41%, a conferma di una disillusione generale della popolazione soprattutto giovanile. Di positivo vi è il fatto che le operazioni si sono svolte con regolarità e non si sono registrati particolati incidenti, in attesa di possibili denunce per brogli. Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres si è congratulato col popolo iracheno “per il modo in cui si sono svolte le elezioni”, lanciando al contempo un appello alla calma in attesa dei risultati definitivi e la formazione del governo “in un ambiente di pace, sicurezza e tranquillità”. 

Dai dati provenienti da diverse province e dal collegio elettorale di Baghdad risulta che il movimento di al Sadr ha ottenuto oltre 73 seggi, sui 329 in totale del Parlamento, ben oltre i 54 delle elezioni 2018. Il suo leader Moqtada - nemico giurato degli Usa, ma distante pure da Teheran - ha rivendicato la vittoria e promesso un governo nazionalista e patriottico libero da ingerenze straniere. “Chiediamo a tutte le ambasciate - ha aggiunto - di non interferire negli affari interni dell’Iraq” e ha precisato che i festeggiamenti di piazza si svolgeranno “senza armi”. I partiti curdi dovrebbero ottenere un totale di 61 seggi, 32 dei quali al Partito democratico del Kurdistan che governa la regione autonoma nel nord (15 al rivale Unione patriottica del Kurdistan).

Per quanto riguarda il voto cristiano, al “Movimento Babilonia” dovrebbero andare quattro dei cinque seggi riservati ai cristiani, sui nove in totale appannaggio delle minoranze. Il quinto, che fa riferimento al collegio elettorale di Erbil, dovrebbe finire al candidato indipendente Farouk Hanna Atto. Un risultato secondo alcuni osservatori sorprendente e che potrebbe alimentare polemiche e accuse di manipolazioni politiche sui seggi riservati alle minoranze. Il movimento è infatti l’emanazione politica delle “Brigate Babilonia”, cristiane sulla carta e guidate da Ryan “il caldeo”, ma di fatto legate a doppio filo alle milizie sciite filo-iraniane protagoniste della lotta contro lo Stato islamico (SI, ex Isis). Vi sono infatti sospetti di una convergenza di voti e di elettori sciiti sui candidati cristiani, per assicurare la vittoria alle personalità più “gradite”.

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