Baghdad dà il via libera alla contestata legge sulle risorse petrolifere
I curdi danno l’ok alla spartizione dei proventi tra le 18 province; il disegno di legge ora dovrà essere approvato dal Parlamento. Il 20% andrà alle società private e l'80% ad un fondo nazionale.
Baghdad (AsiaNews) – Il Gabinetto iracheno ha approvato ieri il disegno di legge sullo sviluppo dei giacimenti petroliferi e sulla suddivisione degli utili . Il testo, che ha avuto il via libera con due mesi di ritardo rispetto al tempo fissato dal governo stesso, ora dovrà passare l’esame del Parlamento e, secondo quanto dichiarato dal vice premier Barham Salih, la legge entrerà in vigore a fine maggio.
“L’approvazione da parte del Gabinetto – spiega Salih, anche capo del Comitato redattore della bozza - è un passo importante nella transizione economica e politica dell’Iraq”. Il fatto che la legge stabilisce la suddivisione dei proventi petroliferi tra le 18 province irachene in rapporto alla popolazione è ritenuto un “solido pilastro” su cui costruire l’unità nazionale. Il premier Nouri al Maliki lo ha definito un “regalo a tutti gli iracheni”.
Il via libera al contestato disegno di legge, su cui premevano gli Stati Uniti, è arrivato in seguito all’ok dei membri curdi, che finora rivendicavano autonomia nella gestione dell’esplorazione e dello sfruttamento dei ricchi giacimenti petroliferi della loro regione.
Con 115 miliardi di barili di petrolio, l’Iraq è considerato il terzo Paese al mondo per riserve petrolifere dopo Arabia Saudita e Iran. La maggior parte dei giacimenti provati è concentrata nel sud, a maggioranza sciita, e nel nord curdo. Con una suddivisione dei proventi in base alla popolazione, la legge garantisce entrate anche alla comunità sunnita, che vive numerosa nelle zone del centro e dell’ovest, il cui sottosuolo è povero di petrolio.
La bozza di legge fissa anche i criteri d’investimento delle compagnie internazionali nell’industria petrolifera irachena. Baghdad ha deciso l’applicazione di accordi di suddivisione della produzione (ASP) le cui condizioni sono: 20% della produzione alle società private ed 80% ad un fondo statale iracheno da ripartirsi appunto tra le varie regioni del Paese.
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