Bacino di Kala Wewa: gli agricoltori protestano contro gli scavi illegali
È stato danneggiato il complesso di serbatoi composto da due bacini idrici nella Provincia nord-occidentale. Si tratta di un sistema di irrigazione risalente al V secolo da cui dipendondono ancora oggi migliaia di persone che vivono nella zona. Sono state avviate le indagini, ma i residenti temono la complicità delle autorità locali.
Colombo (AsiaNews) - Un gruppo di agricoltori ha iniziato una protesta contro gli scavi illegali che hanno danneggiato la zona di Kala Wewa, un complesso di serbatoi composto da due bacini, Kala Wewa e Balalu Wewa, situati nel distretto di Anuradhapura della Provincia nord-occidentale. Un’area generata da un sistema di irrigazione dello Sri Lanka risalente al V secolo.
L’utilizzo di attrezzature pesanti ha danneggiato la superficie di roccia, secondo i residenti locali, mettendo a rischio il bacino. Il serbatoio ha una capacità di 123 milioni di metri cubi ed è dotato di uno sfioratore in pietra e di tre paratoie principali: l'acqua proveniente dalla paratoia centrale scorre attraverso un canale largo circa 12 metri per una distanza di 86 chilometri e fornisce acqua a Nuwara Wewa ad Anuradhapura, oltre a irrigare migliaia di ettari di risaie.
Ma gli scavi hanno danneggiato il biso kotuwa, l’equivalente di un moderno pozzo-valvola che opera nella regolazione del flusso dell'acqua verso l'esterno, realizzato sulla superficie della roccia vicino all'antica base di uscita del serbatoio di Kala Wewa. Gli agricoltori sospettano che questa operazione sia avvenuta con la complicità dei funzionari dell'Autorità Mahaweli, l’ente di proprietà dello Stato che supervisiona 10 grandi dighe in Sri Lanka e che ha rilevato il progetto circa 56 anni fa. Il sito di scavo si trova infatti vicino a una zona che appartiene all'Autorità Mahaweli.
Gli agricoltori hanno anche organizzato una cerimonia religiosa per chiedere una punizione verso coloro che hanno scavato il sito del bacino. Punchibanda Wijepala, 63 anni, Gunapala Samaratunga, 58 anni, e Priyantha Sumanasiri, 55 anni, hanno dichiarato ad AsiaNews che "da generazioni le nostre famiglie vivono in quest'area e circa 2.500 agricoltori dipendono da questo progetto, il cui cuore è il biso kotuwa. Questi luoghi storici devono essere protetti dalle ruspe. È anche stato avviato un servizio di barche, grazie al silenzio dell'autorità politica. Ma noi che viviamo qui non possiamo tacere. Non permetteremo a questi ladri di sfruttare questa preziosa risorsa. Chiediamo alle autorità di arrestare i colpevoli degli scavi".
Secondo il direttore generale del dipartimento di archeologia, il professor Thushitha Mendis, a seguito di un’indagine sui recenti scavi non autorizzati verrà consegnato un rapporto alla polizia oggi stesso. Anche gli agenti della stazione di polizia di Ipalogama hanno avviato le indagini sull'incidente e domani, 3 luglio, riferiranno la questione al tribunale di Kekirawa.
Secondo il direttore generale dell'Autorità Mahaweli, Mahendra Abeywardena, "una commissione speciale è stata nominata su consiglio del ministro dell'Irrigazione, della Fauna selvatica e della Conservazione delle foreste, per avviare un'indagine preliminare sugli scavi illegali che sono stati effettuati nel luogo".
Alcuni funzionari del dipartimento di archeologia hanno spiegato che "nel 2019, il Consiglio dei ministri ha approvato una nuova legislazione per aumentare le multe e le pene detentive per coloro che sono stati condannati per aver vandalizzato siti e manufatti archeologici", una normativa in origine introdotta nel 1940 durante il periodo coloniale da parte del Regno Unito.