Ayodhya: Non legittimare le azioni malvagie dei fondamentalisti indù
New Delhi (AsiaNews) – “La sentenza dell’Alta Corte di Lucknow sarà la benvenuta, imporrà che quel lembo di terra a Ayodhya appartiene davvero alla Moschea Babri”. Il gesuita padre Cedric Prakash, direttore del Centro Gesuita per i Diritti Umani, la Giustizia e la Pace “Prashant” ad Ahmedabad, parla ad AsiaNews del significato dell’attesa decisione, che sarà comunicata oggi, dopo molti anni. P. Prakash spera che la decisione della Corte rispeterà la moschea, ma ad ogni modo, qualuqnue essa sia, bisogna che tutti si adeguino e vi ubbidiscano.
Padre Prakash è sicuro che “non potrebbe esserci altra decisione. Dire che [quella terra] appartiene ai gruppi indù di destra, vorrebbe dire legittimare le loro azioni malvagie e divisioniste di questi anni. In India le minoranze sono davvero state vittime di questi fondamentalisti che seguono un’ideologia chiamata ‘Hindutva’ e che in nessun modo sono rappresentativi della religione indù”.
“Nel 1992 un gruppo politico Hindutva di destra decise di fare una marcia alla Moschea Babri a Ayodhya e promise alla Corte Suprema indiana che non ci sarebbero stati disordini. Invece, un kar sevak [un volontario per una causa religiosa] scalò una cupola della Moschea Babri e ed entrò… Altri lo seguirono ed entrarono nel santcum sanctorum della moschea. La distruzione della Moschea Babri (nella foto) scatenò proteste in tutta l’India, soprattutto a Mumbai. Furono uccisi circa 2mila musulmani”.
“Le Bombe di Mumbai del 1993, che sono stati gli attentati più distruttivi della storia indiana, frenarono la spinta aggressiva dei fondamentalisti indù. In qualche modo, questo ha anche aiutato gli islamici del Gujarat, che per alcuni anni sono stati meno attaccati dagli indù estremisti. Gli islamici del Gujarat sono apparsi essere in grado di rispondere agli attacchi degli elementi Hindutva dentro il governo”.
“Il Bharatiya Janata Party (Bjp), fondamentalista indù, ebbe timore ad attaccare di nuovo i musulmani, per paura di ritorsioni, e iniziò una politica diversa. Le necessità della popolazione, non sono mai state la prima priorità della politica in India. Questi fondamentalisti indù trovarono un altro bersaglio meno ostico, ovvero i cristiani, per consolidare la loro posizione nel Gujarat. La politica anti-cristiana ebbe successo, e nelle elezioni del marzo 1998 il nazionalista indù Bjp vinse in Gujarat con una maggioranza dei due terzi”.
“E’ stato il primo Stato del Paese che abbia dato una maggioranza così netta in modo tanto cieco. La vittoria fu programmata in modo graduale ma efficiente e divenne chiaro che il Bjp aveva destinato il Gujarat ad essere il banco di prova per l’ideologia Hindutva. Dal marzo 1998 in poi, i cristiani e le loro istituzioni sono stati aggrediti con spaventosa regolarità. A Ahmedabad una folla istigata dal Sangh Parivar buttò giù una chiesa in costruzione. Diverse altre chiese in varie parti del Gujarat meridionale furono assaltate o incendiate tra dicembre 1998 e gennaio 1999”.
“Il 4 dicembre 1998, oltre 35mila cristiani marciarono per le strade di Ahmedabad protestando contro le aggressioni nel Gujarat e altrove in India. Per la prima volta, i fondamentalisi indù si trovarono sulla difensiva, anche se non smisero le aggressioni. Nel 1999 andò al potere un governo sostenuto da cristiani e musulmani”.
“Dopo proteste nazionali e internazionali, gli attacchi contro i cristiani sono diminuiti in modo graduale. Ma questa piattaforma-anticristiana è diventata una vera campagna politica nelle elezioni generali del 1999. Dopo che i cristiani nel 1998 e 1999 erano diventati bersagli abituali, il problema fu portato all’attenzione delle autorità interne e internazionali e ci fu un’immediata cessazione delle aggressioni dirette. Ma le aggressioni anti-cristiane proseguono tuttora, come è successo nel febbraio 2006, quando gruppi fondamentalisti hanno organizzato un programma di revival indù chiamato Scabri Kumbh Melain nel distretto Dangs, solo contro i cristiani. Il capo ministro del Gujarat e il famoso leader Morari Bapu hanno definito i missionari cristiani e i loro seguaci come ‘arroganti’, ‘ciarlatani’, ‘ipocriti’, nel corso degli incontri, in tacito sostegno delle aggressioni fisiche”.
“Oggi, anni dopo il massacro del Gujarat, nello Stato del Gujarat le violenze contro le minoranze sono di fatto protette dalla legge”. “[Ma ] i cristiani, che sono lo 0,53% della popolazione del Gujarat, sono ancora oggetto di minacce e intimidazioni delle autorità. Ci sono continue inchieste sui ‘fondi esteri’, o se nei gruppi cristiani ci sono stranieri, oppure se vengono organizzate attività a favore di Dalit, Adivasi e altri gruppi. Da gennaio 2010 ci sono state almeno 60 indagini ufficiali sulle istituzioni cristiane, anche se sono incostituzionali. Ogni anno, prima di Natale, il Sangh Parivar organizza il ‘ghar pavasi’ [una riconversione all’induismo], nelle zone dove i cristiani sono più numerosi”.
“I fondamentalisti indù e i governi non hanno remore a corrompere organi giudiziari a loro vantaggio. Diversi pubblici ministeri nominati dal governo per il Massacro del Gujarat sono ex membri di gruppi fondamentalisti indù. Per l’influenza dell’Hindutva tra i giudici del Gujarat, la Corte Suprema dell’India ha tolto il caso al Gujarat. Il 5 marzo 2010 il responsabile della giustizia nello Stato ha dichiarato, in modo testuale: ‘Noi siamo preoccupati per il futuro del sistema giudiziario del Gujarat, dove il denaro è diventato la principale ragione e dove il denaro può comprare ogni cosa”.
“Nel marzo 2003 il governo del Gujarat approvò all’unanimità l’incostituzionale Legge sulla libertà religiosa che proibisce di cambiare fede se non con il permesso delle autorità civili. Per 5 anni il governo non ha avuto il coraggio di emanare le norme necessarie per applicare la legge, ma nel 2008 lo ha fatto”.
“E’ una legge che in modo chiaro è diretta contro le minoranze, perché il governo ha paura del crescente numero di Adivasi e Dalit che diventano islamici o cristiani”.