Attivisti per i diritti umani rapiti o rinchiusi in manicomio
Pechino (AsiaNews/SCMP) "Non ci sono diritti civili e umani in Cina". A dichiararlo senza mezzi termini è Hu Jia, attivista per l'Aids e la democrazia, denunciando che le autorità cinesi hanno minacciato di rinchiuderlo in un ospedale psichiatrico. Nelle ultime settimane, in occasione del 15mo anniversario del massacro di piazza Tiananmen, il governo ha braccato attivisti e dissidenti, mettendoli agli arresti domiciliari e bloccandone movimenti e contatti.
Hu Jia, residente a Pechino, ha raccontato di essere tenuto sotto stretta sorveglianza per le sue campagne in ricordo del massacro di piazza Tiananmen e per l'Aids: "Se un giorno dovessi scomparire, sappiate che è opera della polizia per la sicurezza nazionale". Il giovane ha detto che le autorità cinesi lo hanno additato come "il più giovane partecipante alle commemorazioni del 4 giugno". Il trentenne attivista ha denunciato che per tre volte la polizia ha invitato sua madre a portarlo da uno psichiatra: "Mia madre e io temiamo che un giorno mi rinchiuderanno in un manicomio. Non potrò fare nulla se dovessero costringermi". Hu Jia ha anche aggiunto di essere stato arrestato tre volte per aver tentato di portare una corona di fiori a piazza Tiananmen in onore dell'ex segretario del Partito Hu Yaobang, morto il 15 aprile 1989, che aveva appoggiato il movimento democratico studentesco, represso col sangue qualche settimana dopo.
Liu Qing, presidente di Human Rights in China (HRIC), ha dichiarato di essere "estremamente preoccupato per l'escalation dell'oppressione contro Hu Jia". L'organizzazione con sede a New York ha anche fatto notare che un altro attivista per i diritti umani, Wang Wanxing, è rinchiuso in un ospedale psichiatrico da 12 anni. Wang Wanxing è stato internato la prima volta nel giugno 1992, per aver sventolato uno striscione in piazza Tiananmen chiedendo la riabilitazione del movimento democratico, che Pechino continua a considerare "controrivoluzionario". Dopo essere stato rilasciato per un periodo di prova di 3 mesi nell'agosto 1999, nel novembre dello stesso anno è stato di nuovo rinchiuso nell'ospedale psichiatrico Ankang di Pechino, gestito dall'Ufficio per la sicurezza nazionale.
Intanto, non si hanno ancora notizie di Jiang Yanyong, il dottore in pensione che per primo denunciò l'epidemia di Sars in Cina, e sua moglie, scomparsi circa 10 giorni fa. Il dottore ha anche chiesto primo fra i membri del partito una revisione sul massacro di Tiananmen. Ieri, la figlia Jiang Rui ha lanciato un appello insieme al gruppo Human Right Watch (HRW) per il rilascio dei genitori: "All'inizio, pensavamo che sarebbero stati liberati dopo il 4 giugno. Ma ora non sappiamo dove sono e quando potranno tornare a casa". Secondo HRW, la scomparsa della coppia è legata alla "repressione delle critiche da parte del governo". (ThR)