Attivisti pakistani: Corsi di educazione sessuale nelle scuole per evitare gli abusi sui minori
Ieri il 24enne sospettato dello stupro e omicidio della piccola Zainab è comparso davanti ai giudici dell’anti-terrorismo. Programmi di educazione sessuale “respinti dai gruppi religiosi islamici”. La giustizia “deve procedere spedita”.
Lahore (AsiaNews) – Corsi di educazione sessuale da effettuare nelle scuole per evitare gli abusi sui minori. È quanto propongono attivisti, cattolici e studenti del Pakistan, commentando l’arresto del 24enne accusato di aver stuprato e ucciso la piccola Zainab, 7 anni, a Kasur (vicino Lahore). Ad AsiaNews riferiscono di apprezzare gli sforzi della polizia, che ha individuato il presunto killer tramite l’esame del Dna. Samson Salamat, presidente del Rwadari Tehreek [Movimento per la tolleranza, ndr] sostiene però che “l’arresto è solo il primo passo verso la giustizia”.
Ieri Imran Ali [foto 2 e 3], l’arrestato, è comparso davanti ai giudici del Tribunale anti-terrorismo di Lahore. Qualche giorno fa la polizia del Punjab aveva raccolto campioni del suo patrimonio genetico, insieme a quello di centinaia di altre persone, e poi lo aveva rilasciato. È stato arrestato il 23 gennaio, dopo aver accertato che le sue tracce corrispondono a quelle lasciate dall’assassino sul corpo della bambina. Shahbaz Sharif, chief minister della provincia, ha fatto sapere che l’uomo è stato anche sottoposto al test poligrafico [la macchina della verità, ndr].
Secondo Salamat, “c’è ancora tanta strada prima di essere certi che giustizia sia fatta. Il processo deve procedere spedito, perché l’omicidio ha provocato ira e sdegno in tutto il mondo. L’arresto del serial killer è il successo di tutte quelle persone che hanno alzato la voce sulla vicenda di Zainab”. “Ora per il Pakistan la cosa più importante – aggiunge – è continuare a sorvegliare sul caso e mantenere alta la voce contro le violazioni dei diritti umani. L’aumento dei crimini di natura sessuale contro i minori impone ai tutori della legge di ragionare in modo serio sulle norme e procedure esistenti”.
Shahid Anwar, studente attivista, apprezza “gli sforzi congiunti delle agenzie d’intelligence e delle autorità di polizia. Il governo pakistano deve migliorare le leggi attuali sulla protezione dei minori e rispettare gli obblighi internazionali”. Poi propone di “introdurre un capitolo sull’educazione sessuale nei programmi scolastici. Di sicuro questo aiuterebbe a ridurre i casi di abuso nei confronti dei piccoli. Poi la polizia e le autorità non devono dare la priorità solo a quei casi che attirano l’attenzione dei media, ma devono agire subito per tutte le denunce registrate nelle stazioni di polizia”.
Ata-ur-Rehman Saman, ricercatore e coordinatore della Commissione nazionale Giustizia e pace, ritiene che il caso della piccola Zainab “dimostri la mancanza di interesse, senso di responsabilità e volontà politica che ha permesso al colpevole di stuprare e uccidere 12 bambine innocenti. Il riferimento è ai 12 casi registrati a Kasur nel 2017 e venuti alla luce solo dopo la vicenda di Zainab, tutti riferibili ad un unico serial killer. “Bisogna aumentare la consapevolezza su queste tematiche – conclude – e includere l’educazione [sessuale] nei curriculum scolastici, che invece è sempre stata respinta dalle fazioni religiose [islamiche]”.