Attivisti musulmani: Vogliamo esprimere solidarietà verso i cristiani uccisi in Sri Lanka
L’iniziativa di visitare chiesa e templi promossa dalla ong Global Unity Network. Il presidente: “Compassione e vicinanza anche quando muoiono i non musulmani”. La delegazione tiene un incontro sul dialogo con il parroco di St. Joseph. Da quasi 20 anni il gruppo si offre come strumento per esporre gli islamici ad altre fedi.
Kuala Lumpur (AsiaNews) – Gruppo di attivisti musulmani per il dialogo ieri si è recato in visita presso un tempio indù, una chiesa cattolica ed un luogo di culto buddista, per mostrare solidarietà alle vittime degli attentati terroristici, che lo scorso 21 aprile hanno colpito lo Sri Lanka. Rivendicati dallo Stato islamico (Is), negli attacchi contro tre chiese e altrettanti hotel hanno perso la vita 253 persone ed oltre 500 sono rimaste ferite in modo grave.
Guidata dal presidente Shah Kirit Kakulal Govindji, una delegazione composta da 22 membri della ong Global Unity Network ha cominciato il giro di visite dallo Sri Maha Kaliamman, tempio indù situato nel villaggio di Kampung Kasipillay. In seguito il gruppo è arrivato presso la parrocchia di St. Joseph a Sentul (foto 1), quartiere di Kuala Lumpur. Gli attivisti hanno infine visitato il tempio buddista di Sri Jayanti, nella stessa zona della capitale.
“A Christchurch, quando sono stati uccise persone di fede islamica, i non musulmani ci hanno mostrato la loro solidarietà. In seguito agli attacchi di Colombo, dove sono stati assassinati cristiani, anche noi musulmani dobbiamo dar prova della nostra vicinanza. Non dobbiamo manifestare compassione e solidarietà solo quando muoiono i musulmani. Dobbiamo esprimere preoccupazione se viene ucciso anche solo un non islamico. Dobbiamo essere giusti con tutti”, dichiara Shah Kirit al quotidiano malaysiano The Star.
Presso la chiesa di St. Joseph, la delegazione ha assistito alla messa (foto 2). Al termine della funzione, il gruppo – composto da studenti e professionisti – ha tenuto un incontro con il parroco, p. George Packiasamy. “Abbiamo un ottimo rapporto con la chiesa” afferma il presidente, aggiungendo che questa è la sua quarta visita alla comunità cattolica locale.
L’ong è impegnata nel dialogo interreligioso da quasi 20 anni e si offre come strumento per esporre i musulmani ad altre religioni. “La Malaysia – spiega Shah Kirit – è un Paese multi-razziale e multi-religioso, quindi è molto importante che ci capiamo bene”. Secondo l’attivista, oggi molti problemi nel mondo derivano da pregiudizi, presunzioni ed idee sbagliate su altre religioni o etnia. “Il modo migliore per rimuovere tutto questo è imparare l'uno dall'altro. Ecco perché insegniamo ai musulmani a conoscere le altre religioni”, conclude.
06/07/2019 09:50