Attivisti e portatori di petizioni internati negli ospedali psichiatrici cinesi
Pechino (AsiaNews/Chrd) - Le autorità cinesi continuano a usare la pratica dell'internamento negli ospedali psichiatrici, come misura punitiva nei confronti di attivisti e portatori di petizioni che si battono per il rispetto dei diritti dei cittadini e la legalità. Il Chinese Human Rights Difender (Chrd) denuncia una serie di casi, registrati nell'ultimo periodo, di detenzioni forzate e di abusi commessi all'interno delle strutture. Il tutto, in violazione alla norma entrata in vigore nel maggio 2013 secondo cui spetta ai medici specializzati - e non alle autorità - stabilire se una persona soffre di disturbi e, nel caso, disporre il trattamento sanitario. Ad alimentare il fenomeno una disposizione del ministero cinese della Sanità del 6 luglio 2012, che obbliga ciascuna amministrazione locale a "internare" un certo numero (lo 0,2%) di cittadini "con gravi problemi mentali". Per raggiungere l'obiettivo, le autorità locali finiscono per colpire attivisti e semplici cittadini colpevoli di "disturbare l'ordine pubblico" o di "creare confusione".
Fra gli ultimi casi emersi, il Chrd denuncia la reclusione forzata di Fan Miaozhen, richiusa per la terza volta in un ospedale psichiatrico della contea di Chongming (provincia di Shanghai) dietro disposizione delle autorità. L'internamento disposto dai leader locali - senza l'approvazione medica - è avvenuto il 17 ottobre scorso, come ritorsione per il continuo attivismo della 71enne cinese. La donna è stata liberata due giorni dopo, ma durante il periodo detentivo è stata imbottita di pillole e psicofarmaci.
Già nel dicembre 2010 Fan era stata rinchiusa per 56 giorni, durante i quali ha subito torture fisiche e psicologiche, oltre che essere stata sottoposta più volte all'elettroshock per essersi rifiutata di ingerire le pillole. Fan Miaozhen è nota per aver difeso i cittadini, nella controversia riguardante i diritti sulle terre.
Altrettanto grave la vicenda di Xing Shiku, della provincia di Heilongjiang, rinchiuso negli ultimi sei anni in un ospedale psichiatrico della città di Harbin. L'internamento risale ai primi mesi del 2007, come risposta per aver denunciato corruzione e violazioni ai diritti dei lavoratori. In una intervista egli ha raccontato gli abusi subiti: legato con catene, elettroshock inferto dal personale medico, medicine somministrate senza motivo visto. Difatti, gli stessi medici hanno stabilito che egli non soffriva di alcun disturbo mentale.
Nella provincia di Loaoning la polizia ha spedito l'attivista Zhang Haiyan in una unità psichiatrica dell'ospedale di Fengcheng, dopo averlo mantenuto per 42 giorni in stato di arresto. Internato l'11 ottobre, egli è uscito dopo una ventina di giorni (e numerosi farmaci ingeriti) firmando una lettera in cui prometteva di non esprimere contenuti critici sul web e di non compiere un numero "abnorme" di petizioni. Infine i casi di Wang Shuying e Gu Xianghong, entrambi richiusi per qualche tempo nei reparti psichiatrici, senza alcuna disposizione medica.