06/07/2016, 11.28
ISRAELE - PALESTINA
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Attivisti e comunità internazionale contro gli 800 nuovi insediamenti di Israele

Il piano del governo prevede la costruzione di centinaia di nuovi edifici in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Dipartimento Usa: “Ultimo atto di di un processo sistematico di confisca dei terreni”. Peace Now: "Ulteriore pietra sulle possibilità di pace: rafforzerà l’estremismo su entrambi i fronti”. 

Gerusalemme (AsiaNews) - Il piano di Israele, che prevede la costruzione di centinaia di nuove case negli insediamenti della Cisgiordania e a Gerusalemme est, ha attirato le critiche degli Stati Uniti e di associazioni attiviste fra cui Peace Now, da tempo in prima linea contro l’occupazione. John Kirby, portavoce del Dipartimento di Stato Usa, ha definito i nuovi progetti in chiave espansionista “l’ultimo atto… di un processo sistematico di confisca dei terreni”. 

La politica espansionista di Israele è finita di recente nel mirino del Quartetto per il Medio oriente, organismo composto da Nazioni Unite, Stati Uniti, Unione europea e Russia; in un recente rapporto i vertici del gruppo hanno chiesto a Israele di assumere “provvedimenti urgenti” per fermare l’espansione degli insediamenti nei Territori palestinesi. 

In risposta, fonti ufficiali israeliane riferiscono che lo stesso Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha autorizzato il piano per la realizzazione di centinaia di alloggi. 

Dagli ambienti di governo filtra la voce secondo cui sono in preparazione 560 nuovi edifici a Maale Adumim, sobborgo nella periferia di Gerusalemme; a questo si aggiungono 200 unità abitative all’interno della città stessa. Il piano prevede infine la creazione di 600 alloggi nella zona araba di Gerusalemme est. 

“Se confermato - afferma John Kirby - questo rapporto sarebbe l’ultimo atto di quello che appare un processo sistematico di confisca di terreni, espansione di insediamenti e legalizzazione di avamposti che minano le prospettive della soluzione a due Stati”. Forti critiche giungono anche dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, che attraverso il portavoce avanza “dubbi legittimi” in merito alle “intenzioni di lungo periodo” di Israele. Egli ricorda le dichiarazioni di alcuni ministri del governo, che parlano in modo aperto di “annessione della Cisgiordania”. 

In una nota Peace Now, associazione che da anni si batte contro l’espansionismo di Israele, sottolinea che il nuovo progetto è un’ulteriore pietra “sulle possibilità di pace e sulla soluzione dei due Stati” e mette in pericolo “la sicurezza” stessa dei cittadini israeliani. “Le nuove unità abitative - prosegue il documento - non impediranno ulteriori vittime, ma rafforzerà l’estremismo su entrambi i fronti”. La vera risposta al terrore “è la fine dell’occupazione e il raggiungimento di un accordo”; nel frattempo i cittadini israeliani continuano a “pagare il prezzo” delle politiche di “estrema destra” volute dall’esecutivo. 

Critiche giungono infine anche da Yousif al-Mahmoud, portavoce dell’Autorità palestinese, contrario all’approvazione delle 800 nuove unità abitative complessive. Egli lancia un appello alla comunità internazionale, perché prenda provvedimenti urgenti contro l’escalation di Israele. 

Ad oggi almeno 570mila cittadini israeliani vivono in oltre 100 insediamenti costruiti da Israele a partire dal 1967, data di inizio dell’occupazione dei Territori in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Il diritto internazionale considera illegali questi insediamenti; una posizione contestata dal governo israeliano, che negli ultimi anni ha rafforzato la politica espansionista.

I colloqui di pace tra le due parti si sono interrotti nel 2014, scatenando una escalation di violenze nella regione.

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