25/05/2016, 13.17
PAKISTAN
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Attivisti di tutte le religioni: Costruire la pace in Pakistan, contro l’odio e il terrorismo

di Kamran Chaudhry

Ieri si è festeggiato il primo anniversario del Rwadari Tehreek. Il movimento interreligioso promuove il rispetto di tutte le religioni e lavora per costruire un Paese pacifico. Attivisti hanno sottolineato le difficoltà per le minoranze, le donne e i bambini, la mancanza di sicurezza. Alla base ci sono estremismo, diffidenza e intolleranza.

Lahore (AsiaNews) – Attivisti di diverse religioni si sono incontrati per festeggiare il primo anniversario dell’associazione Rwadari Tehreek (Movimento per la tolleranza), che promuove il rispetto di ogni credo in Pakistan. Con l’occasione, i partecipanti hanno individuato le sfide presenti nel Paese e in forma unanime hanno sottolineato la necessità di costruire una nazione pacifica per contrastare l’odio, il terrorismo e l’estremismo religioso.

L’incontro si è svolto ieri al Lahore press club, alla presenza di numerosi esponenti politici, leader religiosi e civili. Gli attivisti hanno ribadito l’urgenza di un piano per la sicurezza nazionale, l’eliminazione del discorso dell’odio, la necessità di bandire i commenti razzisti nei libri di testo e di accettare la diversa appartenenza religiosa di tutte le persone.

Sadia Sohail, membro governativo del Punjab, ha parlato del clima di intolleranza presente anche a livello politico. “Parlare della legge sulla blasfemia – afferma – è diventato un taboo. Molti parlamentari hanno paura di rilasciare commenti su questo tema ai media”. La donna ha condiviso le difficoltà dovute alla discriminazione femminile: “Non è facile discutere di leggi che riguardano le donne, persino dai banchi del governo. Quando vengono interrotti, i deputati di sesso maschile rimproverano le donne di essere state elette solo grazie ai posti riservati”.

Durante il discorso di apertura Samson Salamat, presidente cristiano del Movimento, ha invitato tutti i cittadini a rispettare cultura, tradizioni, etnia e lingua di ogni persona. Ha poi chiesto di agire secondo il principio “vivi e lascia vivere”. “I bambini – ha sottolineato – sono i più svantaggiati perché vivono nella costante paura e nel terrore, non hanno il diritto di svagarsi, giocare, raccogliersi nei luoghi aperti e studiare”.

Gli attivisti hanno dichiarato che per la società civile le leggi islamiche hanno portato a violenze di gruppo, persecuzione delle minoranze religiose e omicidi extragiudiziali. “L’estremismo – dicono – è alla base dell’insurrezione dei talebani e del terrorismo dilagante”.

Abdullah Malik, presidente centrale di Rwadari Tehreek, ha aggiunto: “L’amministrazione ci impone di comunicare anche quando organizziamo i raduni per la pace. Spesso siamo minacciati di venir posti in clandestinità e ci dicono che i nostri nomi sono dei possibili bersagli”. Per questo Salamat ritiene che “il governo, l’apparato dello Stato e i partiti politici devono delineare politiche di breve e lungo periodo per combattere la cultura dell’odio, l’estremismo e la violenza in nome della religione. Chiediamo passi concreti, non adesioni di facciata”.

Infine un pastore protestante evidenzia che l’atteggiamento di diffidenza nei confronti dell’altro è “presente anche nel nostro popolo, quando invito nella cattedrale persone di fede diversa”.

(Ha collabrato Shafique Khokhar)

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