Attivisti di India e Pakistan manifestano insieme per la pace in Kashmir
Le iniziative si svolgono in contemporanea a Lahore e New Delhi. I sostenitori dei diritti umani chiedono l’avvio di dialoghi di pace sinceri che risolvano in maniera definitiva il conflitto nella zona contesa. Il risultato dell’arroganza di entrambi i Paesi "è l’espansione del budget militare”.
Lahore (AsiaNews) – Più di 100 attivisti hanno organizzato due manifestazioni in contemporanea in India e Pakistan per ribadire la necessità della pace tra i due Paesi. In Pakistan, la manifestazione di protesta contro il clima di guerra si svolge al Liberty Market di Lahore; in India, i sostenitori dei diritti umani si incontrano per una veglia al Red Fort di New Delhi.
Anche la Chiesa cattolica del Pakistan invita a riprendere i dialoghi di pace. Allo stesso tempo, non rilascia commenti su presunti incontri con controparti indiane sul suolo pakistano. Le organizzazioni ecclesiastiche starebbero invece organizzando vertici in Nepal, Dubai e Bangkok.
Nel frattempo la tensione tra i due Stati confinanti rimane alta lungo la Linea di controllo, la frontiera che separa i Paesi nel territorio conteso del Kashmir. Dal fronte arrivano notizie di colpi d’artiglieria durante tutto il weekend, nonostante il governo di Islamabad abbia mostrato buona volontà di riaprire i dialoghi con Delhi rilasciando il pilota indiano abbattuto il 27 febbraio (e riconsegnato il primo marzo). Il conflitto si è riacceso dopo l’attentato contro i soldati indiani vicino Srinagar, che ha causato la morte di 44 uomini.
Anche i cristiani si sono uniti all’evento di Lahore, voluto dalla Human Rights Commission of Pakistan (Hrcp). Hina Jilani, membro della Commissione, dichiara ad AsiaNews: “Abbiamo invitato intellettuali e leader indiani, ma la nostra voce è debole. Questa è una tragedia. Entrambe le parti mostrano arroganza. Il risultato di tutto questo è l’espansione del budget militare, mentre la povertà aumenta”.
Per Imtiaz Alam, segretario generale della South Asian Free Media Association (Safma), “la narrativa di guerra sostiene le forze estremiste. In 19 anni che lottiamo per la pace tra India e Pakistan, il 2018 è stato l’anno più difficile. Le autorità ci vedono come nemici per il solo fatto che organizziamo marce contro la guerra. Piuttosto, dovrebbero concentrare l’attenzione nel fermare i terroristi che diffondono il caos nella regione e mettono a repentaglio la lotta per la pace della popolazione del Kashmir, che difende i propri diritti”.
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