Attivisti birmani: Prigionieri politici, governo e presidente hanno mentito
Yangon (AsiaNews) - Il presidente Thein Sein "ha promesso il rilascio di tutti gli attivisti politici" dalle carceri birmane "entro la fine del 2013", secondo un impegno preso "non solo nel suo Paese", ma anche al cospetto "della comunità internazionale". Tuttavia, risulta evidente che "le sue promesse non sono state mantenute" dato che ancora oggi "almeno 59 prigionieri politici restano in carcere". È quanto denunciano gli attivisti di Assistance Association for Political Prisoners (AAPP - Burma), fra i più importanti gruppi della dissidenza in Myanmar a operare in favore dei detenuti politici. In una nota inviata ad AsiaNews, i leader del movimento invocano inoltre più pressioni internazionali sul governo di Naypyidaw perché "rispetti la parola data" e onori l'impegno di un reale cambiamento "in senso democratico" per dare nuova linfa "alle libertà civili" in Birmania.
L'appello lanciato da Aapp intende richiamare l'attenzione delle Cancellerie occidentali, a torto convinte che il problema dei prigionieri politici, dei diritti umani e della democrazia in Myanmar sia già "risolto". La "pressione internazionale" sul governo birmano affinché mantenga le promesse e onori i propri impegni è "essenziale" per "promuovere le libertà civili". Gli attivisti aggiungono inoltre che "l'arresto e l'imprigionamento" di dimostranti pacifici "in base a leggi che mirano a restringere le libertà civili" non è un evento sporadico e "continua indisturbato anche in questo 2014".
Fondatore e anima di Aapp è Tate Naing, attuale segretario, già leader della rivolta studentesca nel 1988 e condannato a tre anni di carcere nel '90 per attività politiche. Da ex detenuto politico, egli ha fondato l'associazione che ha base lungo il confine fra Thailandia e Myanmar e, in tutti questi anni, ha fornito un puntuale resoconto sulla situazione nelle carceri birmane. I pericoli per giornalisti, attivisti politici, dimostranti e contadini "è concreto come in passato" e la conferma arriva "dagli arresti compiuti dall'inizio dell'anno".
Fra i casi più importanti quello del giornalista di Democratic Voice of Burma (Dvb) Zaw Pe e di cinque colleghi di Unity Weekly, colpevoli di aver "divulgato segreti di Stato", tuttora in prigione senza un vero e proprio processo. Gli attivisti di Aapp concludono ricordando che solo nel 2014 si sono già registrati 85 arresti per reati riconducibili all'opinione o al tentativo di libero esercizio dei diritti civili.
Intanto la Commissione elettorale birmana lancia un avvertimento alla leader della Lega nazionale per la Democrazia (Nld) Aung San Suu Kyi, intimandole di rispettare la Legge sulla registrazione dei partiti e la Costituzione nazionale. Dietro la controversia, la decisione della Nobel per la pace di aderire alla raccolta firme lanciata dal movimento Generazione 88 e dalla stessa Nld; la petizione chiede modifiche alla Carta dello Stato, in particolare per quanto concerne l'articolo 436 che lega al benestare dei militari in Parlamento qualsiasi modifica o riforma costituzionale. A dispetto delle minacce, i movimenti di opposizione intendono continuare la campagna che ha già registrato imponenti manifestazioni di piazza in queste settimane a Yangon, Mandalay e Hinthada.