Attivista saudita condannato per aver “intrecciato legami” con giornalisti stranieri
Il 40enne Nadhir al-Majid è stato processato in un tribunale speciale che si occupa di casi di “terrorismo”. Egli era già stato arrestato e condannato nel 2011. Attivisti e associazione pro diritti umani denunciano una “intensificazione” della “campagna di repressione”. Esperto Onu: In atto un “giro di vite” contro gli internauti.
Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - Le autorità saudite hanno condannato a sette anni di prigione per offese contro lo Stato, e per aver intrecciato legami con giornalisti stranieri. È quanto ha denunciato ieri un gruppo pro diritti umani, secondo cui la condanna si inserisce nel contesto di una più ampia “campagna di repressione” contro il dissenso che si è “intensificata” nell’ultimo periodo.
Il movimento attivista Gulf Center for Human Rights riferisce che, la scorsa settimana, il 40enne Nadhir al-Majid ha ricevuto la condanna dal Tribunale penale speciale di Riyadh.
Associazioni pro diritti umani da tempo criticano una prassi consolidata presso le autorità saudite, le quali processano civili e dissidenti in queste aule che, in realtà, si dovrebbero occupare di casi di “terrorismo”.
In una nota i vertici di Gulf Center, ong con sede a Copenaghen e Beirut, citano recenti “rapporti” i quali “confermano che lo scrittore era solo durante il dibattimento in aula” e “non beneficiava dell’assistenza né di un legale, né della presenza dei familiari”.
Molte le accuse a suo carico, fra cui la partecipazione a manifestazioni non autorizzate e “aver intrecciato legami” con organizzazioni e organi di stampa stranieri.
Già nel 2011 il gruppo attivista Human Rights Watch aveva identificato Nadhir al-Majid fra gli oltre 160 dissidenti arrestati; molti di loro provenivano dalla provincia orientale, dove la minoranza sciita aveva promosso manifestazioni in cui si chiedevano riforme politiche e il rilascio dei prigionieri. Egli è stato rilasciato nel 2012.
Ai primi di gennaio l’ong internazionale Amnesty International aveva parlato di “una serie di attivisti” detenuti o convocati in tribunale nelle settimane precedenti, in connessione con il lavoro di attivisti (pacifici) pro diritti umani. Le autorità saudite “hanno iniziato l’anno con una intensificazione nell’opera di repressione contro attivisti pro diritti umani”.
La scorsa settimana, durante una visita nel regno saudita, un esperto indipendente Onu ha chiesto all’Arabia Saudita di “liberalizzare” - almeno in parte - il proprio rapporto con i social media, il principale mezzo di comunicazione usato dagli attivisti per scambiare idee e informazioni. Philip Alston, rappresentante speciale delle Nazioni Unite sulla povertà e i diritti umani, ha detto di aver ricevuto rapporti riguardanti un “giro di vite” sugli internauti.
17/02/2017 08:52