24/10/2014, 00.00
INDIA - VATICANO
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Attivista indiano: Le parole del Papa su ergastolo e pena di morte, stimolo per una riforma

di Nirmala Carvalho
Arun Ferreira ha passato quattro anni in prigione con false accuse: ha subito torture e imparato a conoscere la terribile realtà del sistema giudiziario. Ad AsiaNews spiega: "Francesco ha affermato con forza la verità, chiarendo che l'ergastolo è una pena di morte travestita. Spero che le sue parole diano forza alla Chiesa indiana, che deve affrontare il tema della riforma del sistema giudiziario".

Mumbai (AsiaNews) - Il Papa "ha denunciato senza ambiguità la crudeltà e la brutalità degli abusi che si commettono in prigione. Ha chiarito che l'ergastolo è una pena di morte travestita e ha puntato il dito con forza contro quegli Stati che portano avanti pratiche disumane come la detenzione preventiva e la tortura. In un contesto come quello dell'India, dove questi mali sono rampanti, le sue parole danno forza alla Chiesa cattolica. Spero che presto questa possa affrontare il tema della riforma del sistema giudiziario". Lo dice ad AsiaNews Arun Ferreira, attivista per i diritti di dalit e tribali. Imprigionato per quattro anni con false accuse, dal 2007 al 2011, egli stesso è stato più volte vittima di torture in carcere.

Commentando il discorso pronunciato ieri da Francesco all'Associazione internazionale di diritto penale, Ferreira spiega: "Anche se nel mondo cresce il movimento per l'abolizione della pena di morte, molti abolizionisti portano avanti un'alternativa sbagliata: l'ergastolo. In un libro che ho scritto da poco riguardo il mio periodo in carcere ["Colours of Cage", che si può trovare qui ndr] racconto la storia di un detenuto condannato all'ergastolo che ha passato diversi decenni in carcere".

Ashgar, questo il nome del condannato, "era l'unico detenuto musulmano. Incarcerato con l'accusa di aver aiutato un terrorista a far saltare in aria un pezzo di ferrovia nei pressi di Mumbai, prima della condanna era stato un fiorista e un autista privato. In galera aveva il compito di curare il giardino e di tenere in funzione le forche. Nonostante questo compito agghiacciante, era molto amichevole con tutti. Molte volte mi ha detto che avrebbe preferito una condanna a morte, piuttosto che quella vita. Una morte istantanea, diceva, avrebbe fatto finire le sofferenze della sua famiglia e avrebbe permesso loro di ricominciare".

Il Papa, conclude l'attivista, "ha smascherato le ambiguità e ha sostenuto con forza che l'ergastolo è una pena di morte travestita. Come ha sottolineato il pontefice, non è un'alternativa valida". 

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