Attivista egiziano: ‘Domani tutti in piazza a manifestare per un Paese non violento’
Il Cairo (AsiaNews) - "L'esercito sta cercando un consenso popolare, penso che domani gli egiziani di diverse estrazioni politiche manifesteranno insieme per un Paese libero e non violento". Lo dice ad AsiaNews Mina Magdy, un giovane leader del Maspero Youth Union, associazione per i diritti umani islamo-cristiana fra le principali promotrici dell'iniziativa 'The Rebel'. E aggiunge: "Prima dell'appello del generale Al-Sisi, la gente era molto arrabbiata; sia a causa delle violenze perpetrate dagli islamisti sia per la passività dimostrata delle Forze Armate nel lasciarli fare".
Vestito in alta uniforme e in un'apparizione che accresce la sua figura di uomo forte in Egitto, il generale al-Sisi, vice Primo ministro e ministro della Difesa, ha chiesto ieri l'appoggio di 'tutti gli egiziani onesti'. "Aiutatemi a porre fine alle violenze e al terrorismo, riempite le vie e le piazze, venerdì, come avete già fatto il 30 giugno e il 3 luglio", ha detto riferendosi ai cortei oceanici che hanno portato alla destituzione di Mohammed Morsi tre settimane fa.
L'agenzia d'informazione Mena riporta che, mercoledì 24 luglio, il procuratore generale egiziano ha rilasciato un mandato d'arresto per 9 membri della Fratellanza musulmana, con l'accusa di 'incitamento alla violenza'. Tra i fermati vi è anche Mohammed Badie, guida suprema del partito e uno dei più fervidi sostenitori del ritorno di Morsi alla presidenza.
Sia i Fratelli musulmani sia il fronte salafita al-Nour hanno condannato il discorso del generale al-Sisi come "un esplicito invito alla guerra civile", paragonando il suo appello alla dichiarazione di guerra fatta al proprio popolo dal presidente siriano Bashar al-Assad. Il governo provvisorio, sostenuto dall'esercito, può però contare sui partiti liberali, laici o islamici moderati, già protagonisti delle proteste del 30 giugno scorso. Domani, venerdì 26 luglio, una serie di contromanifestazioni indette dalla fratellanza sono previste in risposta all'appello del gen. al-Sisi.
Le incognite lasciate dalle Forze armate sulla gestione della fase transitoria hanno suggerito prudenza anche a Washington, che da oltre trent'anni è la prima fornitrice di armamenti dell'esercito egiziano. La fornitura di aerei F-16, iniziata nei giorni successivi alla destituzione del presidente Morsi, è stata interrotta ieri, in via temporanea, senza motivazioni dettagliate. "Considerato il particolare momento politico non riteniamo opportuno continuare a rifornire di aerei F-16 le Forze armate - ha spiegato il portavoce del Pentagono, George Little - tuttavia, rimaniamo fedeli agli accordi con l'esercito come fondamenta di un più ampio e strategico rapporto con lo Stato egiziano, pilastro imprescindibile per la stabilità della regione".