Attivista birmano: Attacco all’albero di Buddha, una minaccia per l’India e il Myanmar
Mumbai (AsiaNews) - "L'attacco al Bodh Gaya è una minaccia alla sicurezza nazionale e alla religione in India e in Myanmar". È quanto afferma ad AsiaNews Tint Swe, attivista birmano ed ex parlamentare della Lega nazionale per la democrazia (Nld), in esilio a New Delhi dove presiede il Burma Center Delhi. Il 7 luglio scorso nove esplosioni hanno colpito Bodh Gaya, complesso sacro del buddismo situato in Bihar (India) che accoglie l'albero della Bodhi, sotto il quale - secondo la tradizione buddista - Siddartha Gautama raggiunse l'illuminazione.
Nell'attacco sono rimasti feriti due monaci, di cui uno del Myanmar. In tutta l'India vi sono circa 500 monaci birmani a studiare, di cui 200 solo a Bodh Gaya. Il complesso, spiega Swe, "è la testa e il cuore del buddismo birmano. La nostra gente segue con attenzione gli sviluppi della vicenda, vuole sapere quanto più possibile".
Per questo motivo l'attivista teme che i fatti del Bodh Gaya possano avere ripercussioni anche sul Myanmar, che da tempo è teatro di violenti conflitti etnico-religiosi tra la maggioranza buddista e la minoranza musulmana. In particolare nello Stato di Rakhine, al confine con il Bangladesh, si assiste a una vera e propria repressione dei musulmani Rohingya, accusati di essere immigrati irregolari. Scontri, assalti, attacchi mirati o singoli focolai di tensione, divampati nel giugno 2012 dopo l'uccisione di una donna buddista, hanno causato finora centinaia di morti e migliaia di sfollati.
Secondo l'India vi è una matrice islamica dietro l'attacco al Bodh Gaya. Pensando alle conseguenze in Myanmar, per l'attivista birmano "è difficile che i buddisti reagiscano con le armi e le bombe, ma la campagna d'odio anti-islamica potrebbe trovare nuova forza. Voglio esortare i birmani a non scagliarsi contri i musulmani, che vivono con noi da anni. Non puntiamo il dito contro la religione. Il mio compito più difficile è far conoscere al mondo estero il vero Myanmar, i veri birmani e il vero buddismo. Ma media e attivisti guardano tutto da un solo punto di vista. Alcuni elementi sfruttano questa situazione. Ed è molto triste".
Intanto, dentro e fuori dell'India è allarme per possibili nuovi attacchi contro luoghi sacri del buddismo. In Nepal le autorità hanno messo in sicurezza l'area intorno a Lumbini, la culla di Buddha, emblema della non violenza, e aumentato i controlli sui campi profughi tibetani, sparsi in tutto il Paese.