Attentato in Norvegia, anche i radicali indù tra i “modelli” del terrorista
In 102 pagine del suo manifesto programmatico, Andrew Breivik definisce i radicali indù “alleati e risorse importanti”. P. Cedric Prakash, direttore del centro gesuita per i diritti umani Prashant: “I cristiani devono spiegare al mondo che queste stragi non hanno nulla a che fare col cristianesimo o col messaggio di Cristo”.
Mumbai (AsiaNews) – Anche l’ideologia hindutva è tra i modelli rivendicati dal killer di Oslo e Utoya, Andrew Breivik, che ha ucciso oltre 90 persone nelle stragi del 22 luglio scorso. I radicali indù del Rastriya Swayamsevak Sangh (Rss), del Vishwa Hindu Parishad (Vhp) e del Bharatiya Janata Party (Bjp) figurano in ben 102 pagine del manifesto programmatico dell’attentatore norvegese come “risorse importanti”. P. Cedric Prakash, direttore del centro gesuita per i diritti umani giustizia e pace Prashant, afferma che quelli avvenuti in Norvegia sono atti “atroci” e si dice “scioccato” e “disgustato” per quanto scritto da Breivik sull’India.
Per p. Prakash l’aspetto più sinistro dei riferimenti all’hindutva nel manifesto di Breivik è la meticolosa campagna per unire l’estremismo di destra cristiano, ebraico e indù: “Tale tentativo è destinato a polarizzare quelle parti della società che sono contro i musulmani”. E questo “non è di buon auspicio – prosegue il gesuita – per un ordine mondiale che si batte per affermare l’accettazione, l’amicizia, il multiculturalismo e la dignità intrinseca di ogni essere umano”.
P. Prakash nota poi come Breivik “osanni l’ideologia hindutva” assurgendola a “importante alleato nella lotta mondiale per abbattere le democrazie che crescono floride nel mondo”. Inoltre, nel manifesto l’attentatore enfatizza gli attacchi sistematici dei radicali indù contro i musulmani in India. “Ironico – per il sacerdote – visto che i fondamentalisti colpiscono in modo consistente anche i cristiani”. Per questo motivo “i cristiani di tutto il mondo devono non solo condannare le azioni e le ideologie di Breivik, ma comunicare a tutti che queste tremende stragi non hanno nulla a che fare con il cristianesimo o con la persona e il messaggio di Gesù Cristo”.
Durissime condanne anche da Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), e Lenin Raghuvanshi, attivista laico e direttore della Peoples’ Vigilance Committee on Human Rights (Pvchr). Entrambi esprimono solidarietà per le vittime della strage, compiuta con metodi “mostruosi”. “Quello che getta sale sulle ferite – commenta Sajan George – è il riferimento ai movimenti più estremisti indù nel manifesto del killer”, che continuano a minare la stessa stabilità indiana.
“Nessuna persona sana di mente – afferma Raghuvanshi – potrà mai accettare che a estremisti di ogni tipo sia consentito di sconvolgere l’agenda di una società in cerca di sviluppo”. E spera che la Norvegia “possa mantenere l’equilibrio che ha costruito negli anni, e non cada nel panico”. (N,C,)
Per p. Prakash l’aspetto più sinistro dei riferimenti all’hindutva nel manifesto di Breivik è la meticolosa campagna per unire l’estremismo di destra cristiano, ebraico e indù: “Tale tentativo è destinato a polarizzare quelle parti della società che sono contro i musulmani”. E questo “non è di buon auspicio – prosegue il gesuita – per un ordine mondiale che si batte per affermare l’accettazione, l’amicizia, il multiculturalismo e la dignità intrinseca di ogni essere umano”.
P. Prakash nota poi come Breivik “osanni l’ideologia hindutva” assurgendola a “importante alleato nella lotta mondiale per abbattere le democrazie che crescono floride nel mondo”. Inoltre, nel manifesto l’attentatore enfatizza gli attacchi sistematici dei radicali indù contro i musulmani in India. “Ironico – per il sacerdote – visto che i fondamentalisti colpiscono in modo consistente anche i cristiani”. Per questo motivo “i cristiani di tutto il mondo devono non solo condannare le azioni e le ideologie di Breivik, ma comunicare a tutti che queste tremende stragi non hanno nulla a che fare con il cristianesimo o con la persona e il messaggio di Gesù Cristo”.
Durissime condanne anche da Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), e Lenin Raghuvanshi, attivista laico e direttore della Peoples’ Vigilance Committee on Human Rights (Pvchr). Entrambi esprimono solidarietà per le vittime della strage, compiuta con metodi “mostruosi”. “Quello che getta sale sulle ferite – commenta Sajan George – è il riferimento ai movimenti più estremisti indù nel manifesto del killer”, che continuano a minare la stessa stabilità indiana.
“Nessuna persona sana di mente – afferma Raghuvanshi – potrà mai accettare che a estremisti di ogni tipo sia consentito di sconvolgere l’agenda di una società in cerca di sviluppo”. E spera che la Norvegia “possa mantenere l’equilibrio che ha costruito negli anni, e non cada nel panico”. (N,C,)
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