28/03/2025, 10.38
PAKISTAN
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Attentato a Quetta: 3 morti. 'Dialogo coi beluci, unica strada contro il terrorismo'

di Shafique Khokhar

Esplosione nell'area del mercato di Barech, tra le vittime anche un medico noto per le cure contro il cancro. La strage arriva dopo gli arresti indiscriminati seguiti al sequestro del treno Jaffar Express. Voci della società civile locale ad AsiaNews: "Il governo trovi una soluzione chiara alle richieste di lunga data del popolo beluci".

Quetta (AsiaNews) – Un altro grave attentato terroristico ha colpito oggi la città di Quetta, in una nuova ferita del conflitto in Belucistan. Un'esplosione è avvenuta vicino a un veicolo della polizia nell'area del mercato di Barech, sulla Double Road: tre persone sono state uccise e molte altre sono rimaste ferite tra cui quattro poliziotti. Tra coloro che hanno perso la vita nell’esplosione figura anche il dott. Mehar Ullah Tareen, un medico noto in Pakistan, specialista nella cura del cancro. La nuova strage giunge all'indomani della nuova ondata di arresti seguita al sequestro del treno Jaffar Express, che ha colpito indiscriminatamente le personalità più in vista del popolo beluci. 

Aamir Kakkazai, scrittore e analista di Peshawar, commenta così ad AsiaNews questa nuova tragica giornata per Quetta: “Da 25 anni, dopo la brutale uccisione del Nawab Akber Bugti da parte delle forze di sicurezza, l'area del Belucistan è sotto tiro. Purtroppo, lo Stato pakistano non ha mai cercato di risolvere il problema attraverso il processo politico: ha sempre cercato di risolvere il problema con la forza. Il principale motivo di rancore dei beluci è il rapimento delle loro persone che lo Stato sostiene essere terroristi. Ma l'unica soluzione per arginare il terrorismo è affidare il governo locale e provinciale alle persone elette dal popolo del Belucistan”.

Parlando con AsiaNews, Naseem Anthony, attivista per i diritti umani e direttore dei programmi dell'organizzazione AWAM, ha dichiarato: “Le attività terroristiche in Beluchistan devono essere condannate; non c'è soluzione nelle attività armate. Ma la ricomparsa di elementi terroristici sottolinea il fallimento di un approccio autoritario e dall'alto verso il basso. In un contesto critico come quello attuale, è imperativo che gli attori politici si facciano avanti, raggiungano le comunità interessate e si impegnino in un dialogo significativo piuttosto che reprimere il dissenso. L'uso della forza da parte delle agenzie di sicurezza contro i propri cittadini non può mai essere giustificato. È tempo di aprire uno spazio di dialogo, di esaminare le proteste delle famiglie delle persone scomparse e di permettere a questo popolo di esercitare liberamente i propri diritti di espressione, associazione, riunione e pensiero. Lo dice la storia stessa del Pakistan: le tattiche della mano pesante non hanno mai pagato”.

Irfan Mufti, scrittore, analista e vicedirettore della South Asia Partnership Pakistan e coordinatore del Joint Action Committee, ha commentato ad AsiaNews: “Condanniamo l'attuale ondata di violenza e terrorismo e la perdita di vite preziose. Dobbiamo separare quanti sono coinvolti in questi crimini efferati e quanti legittimamente rivendicano i loro diritti alla terra, alla vita, alla sicurezza e alla libertà dalla paura. Vogliamo che vengano utilizzati tutti i mezzi possibili per arginare il terrorismo nella sua forma e sostanza, ma anche per avviare un dialogo significativo con coloro che vogliono una soluzione politica alle loro richieste di lunga data e in un quadro costituzionale e politico. Il Joint Action Committee chiede che, come primo passo verso un dialogo politico pacifico, la leadership del Baloch Yakjehti Committee, tra cui Mahrang, Beberg, Sammi Deen, Lala Wahab e altri, sia rilasciata e le accuse politicamente motivate contro di loro siano ritirate”.

“È molto importante che il governo trovi una soluzione chiara alle richieste di lunga data del popolo beluci – conclude Irfan Mufti -  in particolare alla loro genuina richiesta di affrontare le questioni delle sparizioni forzate, delle persone scomparse, delle privazioni economiche e del diritto alla loro terra”.

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