Associazione giornalisti di Hong Kong: si vuole sopprimere i media
Gli operatori dei media fanno scudo attorno a Bao Choy, freelance che ha investigato sui pestaggi a Yuen Long da parte dei gruppi delle mafie locali contro giovani manifestanti pro-democrazia nel luglio 2019. La giornalista è stata arrestata per aver compilato un foglio con richieste di informazioni, dando motivazioni imprecise. L’arresto è un gesto sproporzionato e spettacolare.
Hong Kong (AsiaNews) – L’associazione dei giornalisti di Hong Kong (Hkja), insieme a diversi gruppi sindacali dei media hanno tenuto stamane una conferenza stampa per protestare contro la denuncia e l’arresto della loro collega Bao Choy, della Rthk (la televisione locale), accusandola di aver detto il falso per ottenere informazioni dall’Ufficio dei trasporti.
Il gruppo afferma che tutto questo è “triste”, “assurdo”, ed equivale a esigere “la soppressione dei media”.
Bao Choy (v. foto) aveva condotto un’inchiesta sull’incidente di Yuen Long, quando il 21 luglio 2019, gruppi mafiosi (in maglietta bianca) avevano pestato giovani pro-democrazia (in maglietta nera) provenienti da una manifestazione nella locale stazione della metropolitana (Mtr). La polizia, pur chiamata da intervenire molte volte, è arrivata con oltre 35 minuti di ritardo. Fra le vittime vi è chi sospetta che la polizia fosse in combutta con la mafia locale (triadi).
La Choy, lavorando su video di sicurezza dei negozi vicini alla Mtr, è riuscita a riconoscere diversi membri delle triadi, le loro auto parcheggiate, che sono poi state usate per portare via i teppisti “bianchi”.
Per fare questo, Bao Choy ha dovuto fare richiesta all’Ufficio dei trasporti di avere i nomi legati al numero di targa. La domanda compilata chiede i motivi per cui si fa la richiesta, ma tra le diverse opzioni suggerite (3) non ve n’è nessuna che si riferisca ai media. La Choy allora ha segnato una qualunque delle risposte. E ora la polizia la vuole condannare per aver dichiarato il falso in un documento pubblico.
Alcuni giornalisti fanno notare che il problema è stato creato dall’Ufficio dei trasporti, che non prevede garanzie e richieste per i giornalisti; altri fanno notare che arrestare una giornalista per un errore simile è un passo troppo sproporzionato spettacolare: sarebbe bastata una critica.
Il presidente della Hkja, Chris Yeung, ha sottolineato che se si mette sotto tiro un giornalista con denunce e arresti, lo si condanna a grandi pressioni finanziarie e psicologiche. Egli spera che questo modo di fare non diventi una moda insana e dannosa, in cui vi sono “persone che usano il loro potere e le loro risorse per sopprimere le organizzazioni dei media, specie quelli con i quali essi non sono d’accordo”.
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