Assassino della piccola Zainab condannato a morte: ‘impiccagione non è la soluzione’
La sentenza è stata letta oggi nel carcere di Lahore. Il 24enne Imrat Ali ha ricevuto quattro condanne alla pena capitale, un ergastolo e una sesta imputazione a sette anni di reclusione. Attivista: “In questo caso la giustizia è stata veloce. Ma in altri, impiega anche 15 anni”.
Lahore (AsiaNews) – Un Tribunale dell’anti-terrorismo del Pakistan ha condannato a quattro pene capitali Imran Ali, il giovane 24enne che ha stuprato, torturato, ucciso e gettato in una discarica a Kasur (vicino Lahore) la piccola Zainab, di appena 7 anni. L’omicidio della bambina ha provocato grande sdegno nel Paese, la reazione violenta della popolazione che lamentava l’inerzia della polizia, e la condanna di numerosi attivisti che parlano di una diffusa “cultura dello stupro” che rimane impunita. Ad AsiaNews Naseem George, direttrice del Aezaz-e-Niswan Development Organization a sostegno dei diritti delle donne, commenta: “Il verdetto non mi soddisfa. L’impiccagione non è la soluzione. Dal gennaio 2017 sono stati impiccati 44 criminali, ma ciò non ha fermato gli atti malvagi come lo stupro, gli ‘omicidi d’onore’ e l’estremismo religioso”.
La sentenza è stata letta oggi al carcere centrale di Lahore, nel quartiere di Kot Lakhpat. L’assassino avrà 15 giorni di tempo per presentare appello. Egli è stato condannato per sei crimini. I quattro capi d’imputazione per cui Ali ha avuto la sentenza di morte sono rapimento, stupro, omicidio e atto di terrorismo; per l’accusa di sodomia ha ricevuto una condanna all’ergastolo, più una multa di un milione di rupie [circa 7.300 euro, ndr]; infine una sesta condanna a sette anni di reclusione, più un’altra multa di un milione di rupie, per aver gettato il corpo esanime di Zainab in una discarica.
L’attivista lamenta che “quanto avvenuto alla bambina è una grande sciagura. Il serial killer ha confessato di aver aggredito altre otto minorenni, le cui sofferenze erano rimaste inascoltate. Che cosa faceva il governo prima di questo episodio? Dormiva? Le nostre istituzioni devono essere più dinamiche, responsabili e oneste”. Poi sottolinea: “In questo caso abbiamo assistito ad un processo-lampo. Ma di solito le persone devono perorare il loro caso in tribunale anche per 15 anni”.
Naseem George, ex suora domenicana, ha presieduto la Commissione Giustizia e pace dell’Associazione dei Superiori degli ordini religiosi del Pakistan. Ha scelto di operare in favore delle donne dopo aver visto le sofferenze delle ragazze negli slum [baraccopoli, ndr]. “I genitori – riferisce in conclusione – iniziano a temere per la sicurezza delle proprie figlie intorno all’età di 12-13 anni. Né il governo né la Chiesa pongono attenzione su come insegnare ai bambini il rispetto di sé o la protezione personale. Non ci sono centri di formazione per le mamme. Viviamo in una società malata, in cui non viene data importanza ai problemi psicologici”.
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