Asia: 17 milioni di nuovi poveri a causa della crisi globale
Manila (AsiaNews) – Nel 2009 sono oltre 17 milioni i nuovi poveri in Asia a causa della crisi globale. E’ quanto affermano l’Asian Development Bank (Adb) e l’Onu in uno studio sulle condizioni economiche dell’Asia. Il documento dal titolo “Raggiungere gli obiettivi di sviluppo del millennio nell’era dell’incertezza globale” (Achieving Millennium Development Goals in an Era of Global Uncetainy) è stato presentato ieri a Manila. Nel rapporto Adb e Onu invitano i governi ad attuare efficaci misure sociali e di stimolo per l’economia per risolvere il problema e annunciano altri 4 milioni di nuovi poveri nel 2010.
Noeleen Heyzer, sottosegretario dell’Onu, afferma: “Le persone impiegate nei settori delle esportazioni e del turismo sono quelle più colpite dal fenomeno, che continuano a perdere il lavoro. Il crollo degli investimenti nei Paesi esteri ha coinvolto soprattutto migranti, causando una sensibile diminuzione delle rimesse che sostengono la crescita di molti Paesi dell’Asia”. Tra i lavoratori sono soprattutto le donne a soffrire la povertà. Esse rappresentano la gran parte della forza lavoro stagionale e di basso profilo, la prima a saltare in caso di crisi.
“I governi hanno puntato troppo sulla crescita economica – afferma Akay Chibber, direttore del Programma di sviluppo Onu per l’Asia – e non si sono posti il problema di come la crescita è stata distribuita tra la gente e di quali settori della società hanno bisogno di essere ancora sviluppati”.
I Paesi asiatici spendono solo il 2-3% dei loro bilanci in riforme sociali e programmi di aiuto alla popolazione. Per ottenere dei risultati la percentuale dovrebbe essere intorno al 6%. Contribuiscono alla povertà anche le misure economiche create per combattere la crisi. Queste sono concentrate solo sul mantenimento della crescita economica e gravano sui salari dei lavoratori. Secondo il documento gli stimoli fiscali anti-crisi devono avere invece una componente destinata alla spesa sociale, in modo da consentire sia il mantenimento degli standard di crescita dell’economia che il progresso della popolazione.
“I governi dell’Asia devono destinare più fondi ai poveri in modo da sostenere le famiglie attraverso la formazione, più opportunità di lavoro e migliori condizioni di vita”, afferma mons. Broderck S. Pabillo vescovo ausiliare di Manila e responsabile dei servizi sociali per la Conferenza episcopale filippina. “Una delle strade per poter ridurre l’inegualianza sociale - aggiunge - è un’equa distribuzione delle risorse così da avere una diminuzione della povertà nel lungo-periodo”. Per il prelato la popolazione ha bisogno di più investimenti in educazione, sanità e servizi di prima necessità, gli unici che possono consentire un reale sviluppo economico e sociale.
Con 10 milioni di lavoratori migranti e un tasso di povertà che sfiora il 30% le Filippine sono uno dei Paesi più colpiti dalla crisi. Per contrastare il crollo dell’economia il governo ha ridotto i tassi d’interesse e moltiplicato i lavori pubblici per creare lavoro. Secondo l’Adb nel secondo trimestre del 2009 l’occupazione nell’industria filippina è crollata del 7%. Nel mese di ottobre 2009 ha registrato 2, 7 milioni di disoccupati. Questi sono 191mila in più rispetto ai 2,5 milioni di senza lavoro dell’ottobre 2008 . Pesano sul dato anche i danni dei tifoni Ketsana e Parma, che tra settembre e ottobre hanno messo in ginocchio la capitale, dove risiedono gran parte degli stabilimenti industriali.
18/12/2009