31/12/2024, 08.16
L'ANNO CHE SI CHIUDE
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Asia: i 10 volti del 2024

Le svolte politiche in Bangladesh e nello Sri Lanka con Yunus e Dissanayake, Han Kang prima donna asiatica a vincere il premio Nobel per la Letteratura. La Dichiarazione di Istiqlal firmata da papa Francesco e dall'imam a Jakarta. I fatti più importanti degli ultimi 12 mesi in Asia attraverso alcuni personaggi selezionati da AsiaNews.

Appuntamenti elettorali ed equilibri politici rovesciati nelle piazze. L'anno del viaggio di papa Francesco nel Sud-est asiatico e in Oceania e del primo Nobel per la letteratura coreano. Le grandi ferite che restano aperte in Medio Oriente. Come ogni anno la redazione di AsiaNews ha selezionato 10 volti simbolici da tutto il Continente per provare a ripercorrere insieme nell'ultimo giorno dell'anno alcuni degli eventi più importanti del 2024 in Asia. 

MUHAMMAD YUNUS (Bangladesh)

È stato chiamato a prendere le redini del Bangladesh dopo le proteste anti-governative che hanno costretto l’ex prima ministra Sheikh Hasina alle dimissioni e alla fuga in India. Il nome del premio Nobel per la Pace Muhammad Yunus era stato fatto fin da subito dai giovani universitari che hanno guidato le manifestazioni. Ma in quasi sei mesi di governo tecnico sono molti gli interrogativi che restano aperti, a partire dalle elezioni, annunciate per la fine del 2025 o l’inizio del 2026. Sono inoltre aumentate le tensioni con l’India a causa della mancata protezione delle minoranze religiose, in particolare indù e cristiani, considerati elettori e sostenitori della Lega Awami di Sheikh Hasina. Il rischio è che aumenti l’influenza dei partiti islamisti dell’opposizione.

BUSHRA BIBI (Pakistan)

Rilasciata dopo nove mesi di carcere, la moglie dell’ex primo ministro Imran Khan (lui, invece, si trova ancora in detenzione dopo oltre un anno) si è messa a capo delle proteste del Pakistan Tehreek-e-Insaf (PTI), il partito all’opposizione, contro il governo guidato da Shahbaz Sharif. Nata con il nome di Bushra Riaz Watto (Bibi, come Begum, è un titolo onorifico per le donne in Asia meridionale), ha sposato Imran Khan nel 2018 (per lui era il terzo e per lei il secondo matrimonio). Bushra era finora apparsa poco in pubblico, ma non sarebbe inedito se la leadership politica passasse nelle sue mani perché nella regione sono spesso le mogli e le figlie a continuare le lotte politiche di mariti e padri. Secondo alcuni analisti Bushra di fatto si comporta già come una leader del partito.

ANURA KUMARA DISSANAYAKE (Sri Lanka)

L’elezione del nuovo presidente dello Sri Lanka Anura Kumara Dissanayake a settembre ha segnato una svolta nella politica dello Sri Lanka, a lungo dominata da note dinastie familiari. Una scelta poi riconfermata a novembre con l’elezione del nuovo parlamento: la coalizione guidata dal Janatha Vimukthi Peramuna, partito di ispirazione marxista, ha ottenuto 159 seggi su 225 grazie al 63% dei voti. A determinare il cambiamento è stata anche la crisi economica che continua ad attanagliare la nazione insulare e gli accordi firmati con il Fondo monetario internazionale per ristrutturare il debito, che Dissanayake ha promesso di rivedere. Nel 2025 le promesse di alleviare la povertà fatte durante la campagna elettorale verranno messe alla prova.

HAN KANG (Corea del Sud)

Il 2024 è stato un anno che per tante ragioni ha acceso i riflettori sulla Corea: dai soldati di Pyongyang inviati dal regime a combattere a fianco di quelli russi in Ucraina, fino alla profonda crisi politica a Seoul, che dalla vittoria delle opposizioni nelle elezioni parlamentari di aprile ha spaccato il Paese in due. Fino alla lunga notte del 3 dicembre con il tentativo del presidente Yoon Suk-yeol di riportare indietro le lancette della storia imponendo la legge marziale e alla reazione della società coreana che ha portato all’impeachment del presidente. E l'apertura di un durissimo scontro istituzionale tra il governo ancora nelle mani dei conservatori del Partito del Potere del Popolo e le opposizioni che possono contare su un’ampia maggioranza all’Assemblea nazionale. In questo scenario assume un significato particolare anche il Nobel per la letteratura 2024 assegnato alla scrittrice coreana Han Kang, il primo a una scrittrice asiatica e il secondo in assoluto per la Corea del Sud, dopo il Nobel per la pace assegnato nel 2000 al presidente Kim Dae-jung. Cinquantaquattro anni, premiata "per la sua intensa prosa poetica che affronta i traumi storici e mette a nudo la fragilità della vita umana", i suoi libri diventano oggi anche un prisma attraverso cui guardare alla Seoul frastornata di oggi.

TO LAM (Vietnam)

Nominato ai primi di agosto segretario del Partito comunista, massima carica dello Stato in sostituzione di Nguyen Phu Trong morto due settimane prima, To Lam è il nuovo uomo forte in Vietnam, oltre a rappresentare il vincitore nelle epurazioni della “campagna anticorruzione”. Una lotta interna al partito unico che guida il Paese e ai vertici istituzionali, che non ha risparmiato nemmeno (ex) presidenti e alti funzionari, oltre a imprenditori di primissimo piano come Truong My Lan, condannata a morte. L’ascesa dell’ex ministro della Sicurezza pubblica è avvenuta attraverso le “dimissioni” di molti altri leader di spicco travolti dalle “purghe”, tra cui lo stesso ex presidente Vo Vhan Tuong. Le multinazionali straniere che hanno investito in Vietnam per la produzione orientata all’esportazione ne hanno a lungo elogiato la stabilità politica, venendo colti di sorpresa dalle turbolenze interne. Fin dai primi passi il 67enne To Lam ha promosso una politica di equilibrio fra superpotenze recandosi in visita a Pechino come primo viaggio all’estero, ricevuto dal padrone di casa Xi Jinping. Nelle settimane successive la tappa negli Stati Uniti per l’Assemblea generale Onu, dove ha incontrato il presidente uscente Joe Biden.

ALICE KISIYA (Israele-Palestina) 

Alice Kisiya, cristiana palestinese della Cisgiordania, è il volto della lotta alla politica di occupazione promossa dal governo di ultra-destra israeliano, che ha registrato un’escalation all’ombra delle guerre a Gaza e in Libano. Fra fine luglio e i primi di agosto 2024 l’esercito ha dichiarato il suo terreno zona militare, affidandolo ai coloni. Lei e la madre Michelle sono state arrestate per “resistenza” all’esproprio illegale e rilasciate dopo settimane di detenzione. Da allora Alice con la famiglia - che possiede l’area da 40 anni - ha allestito una tenda di solidarietà sul sito e si è unita ai membri dell’ong israelo-palestinese “Combatants for Peace”. La vicenda è emblematica della politica espansionista dello Stato ebraico, che a dicembre ha approvato l’aumento dei coloni nel Golan (siriano) dopo la caduta di Bashar al-Assad e instaurato una presenza militare a Gaza e nel sud del Libano. Secondo dati palestinesi nell’ultimo anno, come conseguenza dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, i coloni hanno compiuto quasi 17mila raid contro persone, terreni e proprietà in Cisgiordania e Gerusalemme est. Le stime di Peace Now mostrano che vi sono mezzo milione di coloni - illegali per il diritto internazionale - sparsi in 146 insediamenti e 224 avamposti.

RIFUGIATI (Siria)

Quasi 12 milioni fra rifugiati e sfollati, simbolo attuale di una delle più gravi crisi umanitarie degli ultimi decenni. Sono il volto delle conseguenze più catastrofiche della guerra in Siria divampata nella primavera del 2011, che nelle ultime settimane ha registrato uno sviluppo sorprendente con la fuga precipitosa di Bahsar al-Assad e il crollo del regime. Secondo l’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), il conflitto ha trasformato almeno 6,8 milioni di persone in sfollati interni e quasi 5,5 milioni in profughi nei Paesi vicini, in particolare Turchia che ne ospita quasi 3,8 milioni, assieme a Giordania e Libano. Dopo aver accolto per anni i siriani in nome di una comune “fratellanza musulmana” secondo una politica voluta dallo stesso presidente Recep Tayyip Erdogan, oggi Ankara vede nella cacciata di Assad la possibilità di favorirne un consistente rimpatrio. Un piano che prevede anche la formazione di una “zona-cuscinetto” dove stanziare i profughi di ritorno e impedire avanzate - o attacchi - delle milizie curdo-siriane. Da settembre, con l’inizio dell’offensiva israeliana contro Hezbollah, anche il Libano (1,5 milioni i rifugiati siriani) ha visto crescere i profughi di ritorno. Centinaia di migliaia sono rientrati in Siria, ritrovandosi in una nazione devastata da anni di guerra e che oggi, con l’ascesa al potere dei ribelli, è chiamata a ridefinire un nuovo equilibrio politico e istituzionale in un quadro di gravissima crisi economica.

CARLOS YULO (Filippine)

Anche i vescovi delle Filippine hanno elogiato il talento, la perseveranza e la fede di Carlos Edriel Poquiz Yulo, il ginnasta di 24 anni che il 3 e 4 agosto ha conquistato due medaglie d’oro nel corpo libero e nel volteggio ai Giochi olimpici di Parigi, primo atleta filippino a raggiungere un tale risultato. Yulo, allenatosi a lungo in Giappone, è stato il secondo filippino a vincere una medaglia d’oro per le Filippine, dopo quella conquistata da Hidilyn Diaz nel sollevamento pesi ai Giochi di Tokyo 2020 (ma slittati di un anno a causa della pandemia da covid-19), segnalando una costante crescita tra gli sportivi delle nazioni asiatiche, sempre più presenti anche in discipline e specialità di tradizione occidentale, come la scherma o l’atletica leggera.

NASURRUDIN UMAR (Indonesia)

Per le Chiese cattoliche dell’Asia-Pacifico il 2024 è stato l’anno del viaggio fortissimamente voluto da papa Francesco che lo ha portato a settembre a fare tappa in Indonesia, in Papua Nuova Guinea, a Timor Est e a Singapore. Tra i momenti che resteranno nella memoria l’accoglienza ricevuta dal pontefice dal Grand imam della Moschea Istiqlal di Jakarta, Nasuruddin Umar. Accolto dopo aver percorso il Tunnel dell’amicizia - che congiunge il luogo sacro musulmano alla vicina cattedrale cattolica di Nostra Signora dell’Assunzione - Francesco ha firmato insieme a Nasuruddin Uman un testo, la Dichiarazione di Istiqlal, che invita le religioni a lavorare insieme su due gravi crisi che l’umanità di oggi si trova a fronteggiare: la disumanizzazione della vita delle persone nei conflitti, che semina morte anche tra donne, anziani e bambini, e la lotta al cambiamento climatico. Compiti che oggi il Grande imam Nasuruddin Umar è chiamato a portare avanti in prima persona anche all’interno del governo indonesiano del nuovo presidente Prabowo Subianto, nel quale in ottobre ha assunto personalmente il ruolo di ministro per gli Affari religiosi.

ZHEN XUEBIN (Cina)

Per la Chiesa in Cina il 2024 è stato l’anno del terzo rinnovo dell’Accordo provvisorio tra la Repubblica popolare cinese e la Santa Sede sulla nomina dei vescovi, giunto nel mese di ottobre e con una validità estesa a quattro anni. Negli stessi giorni è arrivata anche quella che probabilmente è la più significativa finora tra le nomine compiute ai sensi di questo Accordo: Roma e Pechino hanno infatti concordato la nomina di un vescovo coadiutore per Pechino. Si tratta di mons. Matteo Zhen Xuebin, 54 anni, che ora affianca con diritto di successione mons. Giuseppe Li Shan, il vescovo che dal 2007 guida la comunità cattolica della capitale cinese ed è presidente dell’Associazione patriottica. Una nomina giunta a sorpresa, dal momento che mons. Li Shan ha appena cinque anni in più di mons. Zhen Xuebin e che circa un terzo delle diocesi cinesi nonostante l’Accordo rimangono ancora prive di un vescovo. Ma indica un ruolo di rilievo in un futuro probabilmente prossimo all'interno della Chiesa in Cina per questo presule originario dello Shanxi che negli anni Novanta è stato tra i primi seminaristi cinesi ad avere la possibilità di andare a formarsi all’estero, frequentando una facoltà di teologia negli Stati Uniti.

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