Arrestati 12 fondamentalisti indù per l'assalto alle suore di Madre Teresa
Kochi (AsiaNews/Ucan) La polizia del Kerala (sud dell'India) ha arrestato 12 attivisti indù per il recente attacco contro le suore e i fratelli di madre Teresa di Calcutta.
In risposta agli arresti gruppi induisti hanno dichiarato che la polizia e la chiesa stanno cercando di vittimizzare gli indù: "Sta succedendo qualcosa di sporco" ha affermato Rajasekharan Kummanam, un segretario organizzativo del Vishwa Hindu Parishad (VHP, Consiglio inudista mondiale). Egli ha accusato la chiesa di aver influenzato il governo nell'arrestare indù innocenti. "Porteremo il caso in tribunale" ha insistito Kummanam.
Il 26 settembre scorso in un villaggio vicino alla città di Kozhikode 35 persone, armate di spranghe di ferro e urlando slogan induisti, hanno attaccato 4 suore e 3 fratelli dell'ordine di madre Teresa. Alcuni assalitori intimarono alle suore di lasciare il villaggio e di smettere di convertire fedeli indù al cristianesimo.
Il generale Aravind Ranjan, capo della polizia del Nord Kerala, ha dichiarato che tutti e 12 gli uomini arrestati sono membri di gruppi indù, tra cui il Bharatiya Janata Party (BJP) - il partito al governo in India fino all'aprile scorso - e il Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS), considerato il braccio armato del BJP.
Ranjan ha aggiunto che gli arrestati sono accusati di tentato omicidio, raduno illegale, incitamento alla violenza, offesa alle donne. "La polizia sta continuando a cercare altri assalitori" ha concluso il funzionario.
Mons. Joseph Kalathiparambil, vescovo di Calicut (l'attuale Kozhikode), ha accolto con favore la notizia degli arresti: "La Chiesa è soddisfatta che la polizia sia al lavoro" ha dichiarato. Secondo il vescovo, i gruppi fondamentalisti indù vogliono creare disordini nel paese. Egli ha poi aggiunto che sono false le accuse ai missionari di aver convertito abitanti del villaggio dove si erano recate le suore. "Nessuno nel villaggio è stato convertito al cristianesimo".
P.S. Sreedharan Pillai, presidente del BJP del Kerala, ha chiesto alla polizia di mostrare prove evidenti che gruppi induisti siano coinvolti nell'attacco contro le suore. "Sta diventando una moda arrestare indù per ogni attacco contro le minoranze. Noi resisteremo a tutti i tentativi di vittimizzare la comunità indù". Pillai ha dichiarato di essere in possesso di una lista di 3 famiglie del villaggio convertite di recente al cristianesimo e di volerla inviare al governo. Egli ha però ammesso di non sapere se le missionarie della Carità siano state coinvolte in queste conversioni.
Suor Kusumam, superiora delle Missionarie attaccate (anche lei è stata picchiata), ha detto che la sua comunità non ha convertito nessuno nel villaggio in questione. "Noi serviamo i poveri e i bisognosi senza differenza di religione o di credo. Non siamo qui per convertire, ma per sfamare i poveri" ha detto. La religiosa ha dichiarato di "non provare odio" nei confronti degli assalitori. "Li abbiamo già perdonati" ha detto, aggiungendo che le suore non hanno denunciato il fatto alla polizia. "La nostra missione è servire la gente e non portare in tribunale chi ci attacca".
Alcuni anni fa il VHP aveva pubblicato un documento sulle violenze contro i cristiani in India, in particolare i missionari. Secondo il VHP le violenze contro i missionari cristiani sono "il frutto della rabbia di giovani patrioti indù contro forze anti-nazionali". Giustificando le violenze, il VHP ha chiesto che i missionari "facciano le valigie e lascino il paese".