Armi e nucleare per rilanciare l'export di Seoul
Firmati i contratti per l'ingente fornitura alla Polonia di carri armati e obici annunciata al vertice Nato di Madrid. Ma contemporaneamente - attraverso la russa Rosatom - l'industria coreana ha ottenuto il subappalto per la centrale atomica di El Dabaa in Egitto. Il presidente Yoon vuole che il Paese si aggiudichi almeno 10 progetti di nuovi impianti nucleari entro il 2030.
Seoul (AsiaNews) - Fin dalla sua prima apparizione internazionale al summit della Nato, tenutosi a Madrid lo scorso giugno, è apparso evidente che il presidente Yoon Suk-yeol avrebbe tentato di dare nuovo impulso all’export di reattori nucleari e asset militari della Corea del Sud. In quella occasione Choi Sang-mok, un assistente di Yoon, aveva annunciato alla stampa che “questo è l’inizio della diplomazia delle vendite ai summit per le nuove industrie orientate all’export”. Durante il vertice di Madrid i sudcoreani avevano infatti incontrato numerose controparti europee interessate ad acquistare le tecnologie disponibili a Seul. “Cominciamo con l’energia nucleare e l’industria della difesa, ma la lista crescerà nei prossimi cinque anni” aveva detto Choi.
Non si è dovuto aspettare molto per l’arrivo dei primi ordini. Sabato, infatti, la Defense Acquisition Program Administration di Seul ha annunciato che la Polonia ha firmato contratti per un valore di 5,76 miliardi di dollari con due società sudcoreane, Hyundai Rotem e Hanwha Defense, che forniranno carri armati e obici a Varsavia. L’accordo di vendita era stato concluso il mese scorso e si tratterebbe della più importante commessa militare mai ricevuta dalla Corea del Sud. Anzi, visto che per il momento le parti coinvolte non hanno ancora comunicato la reale entità dell’accordo, secondo alcune indiscrezioni il valore finale potrebbe essere addirittura più grande di quanto riportato e raggiungere i 15 miliardi di dollari. L’annuncio ufficiale dell’accordo dovrebbe avvenire oggi.
Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, Varsavia ha avviato un piano di ammodernamento delle proprie forze armate. Il ministro della difesa polacco in un’intervista del mese scorso aveva detto che i fornitori sudcoreani avevano numerosi vantaggi sulla concorrenza, anche in termini di velocità di consegne e produzione industriale. Da questo punto di vista la Polonia ha trovato una controparte molto disponibile ad accogliere le proprie domande. Yoon infatti ha più volte espresso la propria intenzione di voler contribuire più attivamente alla sicurezza dell’Europa, sulla base di un comune patrimonio di valori, e la sua partecipazione al vertice NATO di Madrid era un segno anche in questo senso.
Di segno apparentemente opposto è invece l’intesa raggiunta da Korea Hydro & Nuclear Power, una società controllata dall’azienda a partecipazione statale KEPCO, con Atomstroyexport, la sussidiaria di Rosatom. L’accordo di subappalto firmato giovedì scorso, del valore di 2,2 miliardi di dollari, prevede che la società sudcoreana fornisca materiali e costruisca quattro unità della centrale nucleare egiziana di El Dabaa, che il governo del Cairo ha commissionato al gigante russo dell’energia nel 2017. Secondo il governo di Seoul, la cooperazione con Rosatom non dovrebbe comportare alcuna complicazione. “La Russia è sotto sanzioni” ha detto il ministero dell’industria e dell’energia, “ma Rosatom non è nella sanction list quindi non dovremmo avere problemi a essere pagati”.
L’accordo dell’ultima settimana segue quello preliminare raggiunto nel dicembre scorso. Tuttavia, le autorità sudcoreane si sono consultate con quelle statunitensi riguardo all’affare e a quanto riportato Washington avrebbe riconosciuto che la posizione di Seoul non si pone in conflitto con la politica di pressione verso Mosca. Per la Corea del Sud si tratta del primo contratto per esportare la propria tecnologia nucleare da oltre un decennio e l’obiettivo di Yoon è quello di aggiudicarsi almeno 10 progetti entro il 2030.
18/04/2019 08:46
19/10/2017 12:40