Arcivescovo di Yangon: L’incontro col Papa, fonte di forza e guida per Aung San Suu Kyi
Roma (AsiaNews) - Una "sintonia" di fondo su temi essenziali come "la cultura dell'incontro" e il dialogo interreligioso. Così p. Federico Lombardi, portavoce vaticano, ha commentato il faccia a faccia di questa mattina fra Papa Francesco e la leader dell'opposizione democratica birmana Aung San Suu Kyi. L'udienza privata si è svolta nella Biblioteca papale; il direttore della Sala Stampa della Santa Sede ha parlato di "cordialissimo incontro" e di "grande sintonia" fra il Pontefice e la Nobel per la pace birmana, che definisce "figura di grandissima autorevolezza e significato nel mondo asiatico". Il Papa ha espresso "tutto il suo apprezzamento", continua p. Lombardi, per l'impegno della signora nello sviluppo della democrazia nel Paese, "assicurando da parte sua l'impegno della Chiesa per questa causa" senza discriminazioni, perché "la Chiesa è al servizio di tutti".
La stessa leader della Lega nazionale per la democrazia, nel corso della conferenza stampa con il ministro italiano degli Esteri, ha voluto commentare l'udienza con papa Francesco, il quale prega per il Myanmar e apprezza il contributo della "Signora" per la democrazia e la pace. "Il Santo Padre - ha sottolineato Suu Kyi - mi ha detto che le emozioni come odio e paura sminuiscono la vita e il valore delle persone", per questo "dobbiamo valorizzare l'amore e la comprensione per migliorare la vita dei popoli".
L'incontro di oggi fra Papa Francesco e Aung San Suu Kyi è elemento di gioia e soddisfazione anche per i cattolici birmani. La conferma arriva dall'arcivescovo di Yangon mons. Charles Bo, secondo cui la "Signora" può giocare un ruolo di primo piano" nel contesto del dialogo interreligioso e "allentare le violenze" fra buddisti e musulmani in Myanmar. L'incontro di oggi, spiega il prelato, è fonte di "forza e guida" per la leader birmana.
Aung San Suu Kyi è arrivata ieri per la prima volta in Italia, nel contesto di un tour europeo durante il quale ha ritirato a Strasburgo il premio Sakharov assegnatole 23 anni fa. Ieri sera al Campidoglio Suu Kyi ha ricevuto la cittadinanza onoraria romana - assegnatale nel 1994 - e il premio Roma per la pace nel 2007. In entrambi i casi al momento del conferimento la Nobel per la pace si trovava agli arresti domiciliari per ordine della dittatura militare birmana, al potere sino alla fine del 2010.
Commentando ad AsiaNews l'incontro fra Papa Francesco e la Nobel per la pace, l'arcivescovo di Yangon ha sottolineato che "per entrambi l'evento è fonte di entusiasmo e di incoraggiamento". Il prelato ricorda la profonda "umanità" del Pontefice argentino, elemento "di forza e di guida" per la leader della Nld. "Incontrare il Papa, un leader religioso popolare e amato - aggiunge - rafforzerà ancor più la nomea e la popolarità di Aung San Suu Kyi", che nel dicembre 2011 ha partecipato alle celebrazioni per il centenario della cattedrale di Santa Maria Yangon.
Per mons. Charles Bo la "Signora" ricopre "un ruolo di primo piano nel dialogo interreligioso" e la sua opera è essenziale per "smorzare le violenze fra buddisti e musulmani" in Myanmar; tuttavia, Aung San Suu Kyi al momento è ancora "fragile per fare dichiarazioni di qualsiasi tipo" in materia. "Penso che entrambi [buddisti e musulmani] i fronti - spiega il prelato - abbiano ciascuno i propri diritti e le legittime preoccupazioni. Lei può solo fare commenti generici e si astiene dall'assumere prese di posizioni nette in materia". E questo è ancor più vero in merito "alla guerra civile" fraesercito governativo e milizie etniche Kachin, nell'omonimo Stato e nord del Myanmar, lungo il confine con la Cina. "Ciascuno ha i propri motivi, per non arrivare a un cessate il fuoco definitivo".
Aung San Suu Kyi - che ha trascorso 15 degli ultimi 22 anni agli arresti domiciliari per la lotta contro la feroce dittatura imposta dalla giunta militare birmana - resta comunque un punto di riferimento per la popolazione del Myanmar, a prescindere dalla religione professata. "Come la gran parte del Paese, i cattolici birmani, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i laici e anche i vescovi hanno grande stima di lei e la sostengono con convinzione". Dopo aver attraversato un "tunnel oscuro e lungo 50 anni" costellato da repressione e violenze, ora "è sorta una nuova alba e lei è la sola persona credibile, ad oggi, per la guida del Paese" aggiunge il prelato. "Non nutro molta fiducia e credito - conclude mons. Bo - negli ex generali dell'esercito. Ma, dato che la situazione è ancora incerta, costellata di sfide e opportunità, deve stare molto attenta. E muoversi con estrema cautela".
07/05/2021 14:20
31/08/2016 08:56