Arcivescovo di Jakarta: rischio attentati, mantenere alta l'attenzione e i controlli
Jakarta (AsiaNews) - L'arcivescovo di Jakarta mons. Ignatius Suharyo lancia un appello alla comunità cattolica della capitale indonesiana, perché "rimanga vigile" contro il rischio attentati ma - al tempo stesso - "amichevole e collaborativa verso gli altri". Nel Paese musulmano più popoloso al mondo sale il livello di allerta per episodi di violenze contro cittadini inermi e minoranze religiose, come è avvenuto il 4 agosto scorso con il doppio attentato in un tempio buddista. Il prelato ha diffuso il messaggio di allerta ieri, 6 agosto, attraverso una mailing list interna con destinatari sacerdoti e personalità cattoliche di primo piano dell'arcidiocesi; una nota che segue il ritrovamento, avvenuto nella prima mattinata, di bombe molotov all'interno degli edifici della scuola di Assisi a Tebet, a South Jakarta.
Gli ordigni artigianali nell'istituto cattolico e le due bombe rudimentali esplose al tempio buddista Vihara, a Kebun Jeruk, area di West Jakarta, confermano il livello di tensione che si respira nel Paese, sempre più a rischio di una deriva estremista islamica. Al momento non si hanno maggiori dettagli sull'attentato sventato alla scuola cattolica e sugli autori materiali del gesto.
Interpellati da AsiaNews, i vertici della scuola hanno confermato il gesto intimidatorio. Alcuni ignoti a bordo di motociclette, raccontano, hanno raggiunto le mura esterne della scuola e lanciato all'interno due bombe Molotov. Gli attentatori sono poi fuggiti, facendo perdere le loro tracce. L'istituto è lo stesso frequentato dal presidente statunitense Barack Obama a tempo delle elementari, prima di trasferirsi in un'altra scuola situata a Central Jakarta.
Dietro anonimato per la gravità della materia, un sacerdote dell'arcidiocesi spiega che il messaggio di mons. Suharyo è legato all'escalation di provocazioni verificatesi alla vigilia della festa di Idul Fitri (o Lebaran), che segna la fine del mese sacro di Ramadan di digiuno e preghiera islamico. Per anni l'Indonesia è stata teatro di violenze e derive di stampo estremista, che hanno seminato discordia e divisioni fra membri di religioni diverse.
Dal 1997 al 2001 l'isola di Sulawesi e le vicine Molucche sono state teatro di un conflitto islamo-cristiano sanguinoso. Migliaia le vittime e le case rase al suolo; centinaia le chiese e le moschee distrutte; quasi mezzo milione i profughi, di cui 25mila nella sola Poso. Il 20 dicembre 2001 è stata sottoscritta una tregua fra i due fronti - nella zona cristiani e musulmani si equivalgono - firmata a Malino, nelle South Sulawesi. Tuttavia, la tregua non ha fermato episodi sporadici di terrore contro vittime innocenti; fra i vari casi, la decapitazione di tre ragazzine mentre si recavano a scuola, per mano di estremisti islamici nell'ottobre 2005. Secondo fonti della polizia, alcuni dei leader estremisti autori delle violenze negli anni fra il 1999 e il 2002 sono gli stessi che oggi, a distanza di anni, continuano a perpetrare crimini, attentati e attacchi bomba a Java.
16/12/2004