Arcivescovo di Gandhinagar: Il Giubileo della Misericordia e la legge anti-conversione
Mumbai (AsiaNews) – Il compito che “Cristo ci ha dato è andare in mezzo alla gente e metterci al servizio degli altri. Ma in questo scenario, servire il prossimo è diventato una sfida. La Chiesa del Gujarat ha bisogno di compiere il suo lavoro nella cura per poveri, degli emarginati e degli oppressi. Ha bisogno di donarsi alle persone per cui lavora”. Lo dice ad AsiaNews mons. Thomas Ignatius Macwan, arcivescovo di Gandhinagar, a proposito della severa legge anti-conversione in vigore nel Gujarat che impedisce ai fedeli indù di convertirsi ad un’altra religione senza il permesso di un giudice. “Noi dobbiamo essere in grado di svolgere il nostro ministero con la ferma consapevolezza che il Signore è con noi”.
Mons. Macwan afferma: “Stiamo cercando un modo per risolvere la questione. Gesù è misericordia e l’Anno della Misericordia parla proprio ai valori cardine del Vangelo, della Chiesa e della sua missione. Noi cerchiamo giustizia per tutti ma, come papa Francesco ci ricorda, la giustizia è solo l’inizio. Il vero obiettivo è la misericordia”.
Parlando delle sfide attuali della Chiesa nel suo Stato, l’arcivescovo spiega: “Noi siamo liberi di celebrare le nostre funzioni senza restrizioni. Persino i funzionari amministrativi sono molto disponibili nei nostri confronti. Anno dopo anno abbiamo creato molti luoghi religiosi in Gujarat, dove si trovano quattro diocesi. Qui la Chiesa è fiorente”.
Ma la libertà di culto non basta. “Le difficoltà – prosegue – sorgono nel caso di battesimi dei catecumeni, perché le leggi draconiane approvate dall’allora governo di Narendra Modi ci impediscono di accogliere nella nostra comunità nuovi battezzati, a meno che un giudice non dia l’assenso”.
In Gujarat è in vigore una Legge anti-conversione considerata un vero e proprio “attacco alla libertà religiosa”. Approvata nel 2003 quando Modi era chief minister dello Stato, e poi modificata in senso ancora più restrittivo nel 2006, la norma è diretta ad impedire soprattutto le conversioni dall’induismo al cristianesimo. Se un indù vuole diventare cristiano, deve avvertire il magistrato distrettuale ed ottenerne il permesso. In caso contrario, la sua conversione è annullata. La polizia controlla in modo costante le istituzioni cristiane, chiedendo anche di verificare i registri dei battesimi. Non si pone invece alcuna verifica se la conversione avviene verso l’induismo.
La norma sulle religioni va proprio contro la misericordia: “Da una parte abbiamo il Signore Eucaristico, dall’altra la missione di servire il Signore attraverso i nostri poveri fratelli e sorelle. La misericordia si mostra nelle nostre azioni di amore nei confronti dei poveri, dei senza tetto, dei malati. Questo Anno della Misericordia, così come il Congresso Eucaristico appena trascorso, ci spingono ad andare nel mondo e amare i poveri e i bisognosi con entusiasmo sempre maggiore. Perché è questo che vuole il Signore”.
A proposito del Congresso nazionale eucaristico che si è svolto a Mumbai dal 12 al 15 novembre, l’arcivescovo sostiene: “È stato davvero una grande esperienza di comunione della Chiesa in India, con tantissimi vescovi provenienti dalle 113 diocesi sparse su tutto il territorio”. E conclude: “Per me è stato un momento di vero arricchimento. Sono tornato a casa entusiasta e felice. Il Congresso ha toccato in modo profondo il mio cuore e ha richiamato l’attenzione sul mio ministero, dal momento che io stesso ho bisogno di una continua vicinanza al Signore Eucaristico. Quando accogliamo Cristo dentro di noi, viene soddisfatta la promessa che Egli ci ha fatto: ‘Io sarò con voi fino alla fine del mondo’”.