Arcivescovo di Erbil: L’Assunta, speranza per il futuro dei cristiani di Mosul (Foto)
Oltre 2mila fedeli, molti dei quali profughi, hanno partecipato alla solenne celebrazione eucaristica. Mons. Warda parla di “festa per l’intera comunità”, possibile grazie all’opera “volontaria” di decine di giovani. La diocesi ha messo a disposizione dei bus per il trasporto gratuito dai centri di accoglienza. La situazione è “migliorata”, ma servono ancora “aiuti”.
Erbil (AsiaNews) - Una “grande celebrazione”, una “giornata di festa” alla quale hanno partecipato “oltre 2mila fedeli, molti dei quali erano rifugiati” di Mosul e della piana di Ninive, fuggiti a Erbil e nel Kurdistan irakeno nell’estate del 2014 con l’ascesa dello Stato islamico (SI). Così l’arcivescovo caldeo di Erbil mons. Bashar Warda racconta ad AsiaNews le celebrazioni della festa dell’Assunta, tenute il 15 agosto scorso ad Ankawa, il quartiere cristiano della capitale del Kurdistan irakeno. “È stata una festa per l’intera comunità - aggiunge il prelato - resa possibile grazie all’opera di decine di giovani che hanno lavorato dal mattino a notte fonda per allestire la struttura”.
L’arcidiocesi, prosegue mons. Warda, ha messo a disposizione “dei bus gratuiti per i profughi, per trasportarli dai vari centri di accoglienza al luogo delle celebrazioni”. Per loro, aggiunge, è stata “la prima, grande celebrazione a livello comunitario cui hanno potuto partecipare in due anni”.
E per la stessa arcidiocesi, aggiunge, si è trattato di un “momento di grande festa”, perché “lo scorso anno non si è potuta organizzare una grande celebrazione perché eravamo ancora nel pieno dell’emergenza umanitaria”. Quest’anno, invece, la situazione “è leggermente migliorata, anche se le difficoltà restano”.
Nella notte fra il 6 e il 7 agosto del 2014 centinaia di migliaia di persone hanno lasciato i villaggi della piana di Ninive, da Qaraqosh a Karameles, a maggioranza cristiana, trovando rifugio a Erbil e in altre aree del Kurdistan. Mons. Warda è stato subito in prima linea nell’opera di assistenza e aiuto. Per le famiglie cristiane sfollate AsiaNews ha lanciato la campagna “Adotta un cristiano di Mosul”, che prosegue dopo l’emergenza immediata per rispondere ai bisogni di lungo periodo.
Nell’omelia il prelato ha ricordato “la risposta di Maria a Dio”, il suo “sì col quale si è consegnata a Lui, attraverso il servizio, la dedizione”. E ancora, la “risposta di fede di Elisabetta” che deve essere di esempio “per tutti i rifugiati”, perché anche per loro “c’è questa chiamata al servizio”.
Come diocesi di Erbil - che, nei giorni scorsi, ha festeggiato la consacrazione di tre nuovi sacerdoti - “siamo benedetti ad avere fra noi dei rifugiati” perché sono una testimonianza vivente “del bisogno di misericordia che si esercita attraverso il servizio” agli altri. “Ora la situazione è migliore rispetto al passato - ha concluso mons. Warda - perché siamo riusciti a chiudere due centri e trasferire le famiglie nelle case. Ora l’obiettivo è chiudere anche il centro di Mar Elian. Tuttavia, gli aiuti sono sempre importanti perché è grazie alle donazioni dall’estero che riusciamo a pagare gli affitti delle case”.