09/04/2011, 00.00
INDIA
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Arcivescovo di Delhi: “Vittoria del popolo”, la Commissione anticorruzione di Anna Hazare

di Nirmala Carvalho
Il governo ha accolto le richieste dell’attivista gandhiano, da giorni in sciopero della fame. La Chiesa indiana ha sostenuto la sua battaglia, denunciando la corruzione diffusa che colpisce il Paese. L’organismo congiunto approvato dall’esecutivo – 10 membri, fra cui Hazara – proporrà un disegno di legge che prevede pene più severe e tutela dei poveri.
New Delhi (AsiaNews) – “È una vittoria del popolo”. Così mons. Vincent Concessao, arcivescovo di Delhi, ha commentato la notizia secondo cui “il governo ha accolto le richieste dell’attivista gandhiano Anna Hazare” sulla Jan Lokpal Bill. Nei giorni scorsi il 72enne attivista aveva iniziato uno “sciopero della fame fino alla morte”, per protestare contro la dilagante corruzione che colpisce l’India. Oggi egli ha interrotto la protesta, ma annuncia di voler continuare la battaglia a tutela dei più poveri. La Chiesa cattolica indiana ha sostenuto fin dal primo giorno la protesta del leader per i diritti civili, perché – ricorda p. Cedric Prakash – nel corso degli anni “abbiamo istituzionalizzato la corruzione nel Paese” e la situazione “si fa più complicata quando sono coinvolti i pezzi grossi”.
 
Il 5 aprile scorso Anna Hazare ha dato vita a un sit-in permanente al Jantar Mantar di Delhi, l’antico osservatorio astronomico della città costruito nel 1700, annunciando uno sciopero della fame a oltranza. Da tempo egli ha lanciato una lotta serrata contro la dilagante corruzione nel Paese, invitando il governo centrale a inasprire i dettami della legge oggi allo studio, il Lokpal Bill.
 
L’attivista gandhiano ne ha inoltre elaborato una versione personale, lo Jan Lokpal Bill, che prevede l’istituzione di una autorità indipendente, con potere di indagine e di repressione nei confronti dei colpevoli, includendo pure i membri della classe politico-amministrativa. Il governo ha emesso una nota in cui accoglie le richieste di Anna Hazare, specificando che verrà predisposta una Commissione congiunta formata da 10 persone, fra cui ministri, membri della società civile e lo stesso attivista gandhiano. A loro toccherà il compito di elaborare un disegno di legge per combattere la corruzione in India.
 
Interpellato da AsiaNews, l’arcivescovo di Delhi mons. Vincent Concessao ha definito “una vittoria del popolo” la notizia che il governo ha accolto le richieste di Hazare. Il prelato ha sostenuto la battaglia dell’attivista sin dal primo momento, tanto che il 5 aprile scorso era seduto insieme a lui sui pavimenti dell’osservatorio astronomico. “La corruzione è immorale e sbagliata – spiega l’arcivescovo – ed è contraria agli insegnamenti morali e sociali della Chiesa”. Egli sottolinea che accettare “bustarelle, imbrogli, privare i poveri dei loro diritti sono tutti comportamenti immorali e la Chiesa, istituita da Cristo per lavorare a favore della giustizia, della pace, della verità e dello sviluppo, ha il dovere di unirsi alla battaglia contro la corruzione”.
 
Il prelato spiega che il fenomeno colpisce soprattutto poveri ed emarginati, ma anche esponenti della classe media, impoverendo e umiliando le persone. “Il gap tra i ricchi e gli emarginati – commenta – è sempre più grande e questo fenomeno va fermato”. Mons. Concessao plaude al “movimento di massa” che si è creato negli ultimi giorni, perché “ha aiutato a formare nella gente la consapevolezza dei loro diritti” mostrando inoltre “la via della protesta non-violenta”. “Ciò che conta – afferma l’arcivescovo – è che il metodo del Mahatma Gandhi è valido ancora oggi”. Le attuali leggi contro la corruzione sono “inadeguate” e “non proteggono” le vittime della corruzione. Infine punta il dito contro leggi “che non tutelano quanti si oppongono alla pratica della corruzione” e chiede al potere legislativo di attuare norme perché “le voci coraggiose che denunciano casi di corruzione non vengano spente”. 
 
Insieme all’arcivescovo di Delhi, anche p. Cedric Prakash sj, direttore di Prashant, il centro dei gesuiti per i diritti umani, la giustizia e la pace, ha condiviso sin dal primo giorno l’iniziativa di Anna Hazara. “Negli anni – denuncia il gesuita – abbiamo istituzionalizzato la corruzione nel nostro Paese […] accettando di dover ‘tirar fuori soldi extra’ per ottenere un servizio, che fosse il biglietto di un treno, la riparazione di una linea telefonica, l’ingresso in una scuola”. Il sacerdote spiega che “si può ottenere un buon posto di lavoro in seno al governo, solo pagando una somma di denaro a ‘quelli che contano’”. E la situazione peggiora quando sono coinvolti i “pezzi grossi”, come li chiama p. Prakash, come la lobby dell’industria mineraria, la mafia che sta dietro l’immobiliare,i grandi imprenditori.
 
Il gesuita riferisce del caso recente che ha visto protagonisti migliaia di contadini poveri del Gujarat, che hanno protestato contro l’esproprio forzato dei terreni da parte di una potente industria senza successo. E ancora il caso dell’attivista per i diritti umani Amit Jethwa, ucciso in pieno giorno per aver denunciato gli interessi di un gruppo affiliato al Bjp, coinvolto in una serie dei scavi illegali nella foresta di Gir. “Con tutti questi episodi e altri ancora – conclude il gesuita – abbiamo bisogno urgente di una vera legge contro la corruzione per capire quanto sia diffuso il marciume”.
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