Arcivescovo di Damasco: Guerra e povertà negano la Gmg ai giovani siriani
Mons. Nassar conferma che non vi sarà una delegazione siriana all’evento panamense. In questi anni di conflitto molti ragazzi e ragazze hanno abbandonato il Paese. Resta forte il desiderio di fuggire e la sensazione di abbandono. A marzo si terrà una “mini Gmg” siriana. Le parole di papa Francesco fonte di sostegno per i giovani.
Damasco (AsiaNews) - “Per motivi diversi” alle Giornate mondiali della gioventù (Gmg) di Panama, in programma da oggi fino al 27 gennaio, “non vi sarà alcun gruppo dalla Siria”. È quanto racconta ad AsiaNews l’arcivescovo maronita di Damasco Samir Nassar, il quale ammette - non senza dispiacere - che non è stato possibile “aderire in prima persona” all’evento “per ragioni burocratiche, costi troppo elevati e la diffusa povertà frutto di oltre sette anni di guerra”.
In attesa dell’arrivo di papa Francesco, previsto per oggi, centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze da tutto il mondo si sono ritrovati nel piccolo Stato dell’America centrale, per partecipare al più importante evento che la Chiesa dedica ai giovani. Per l’occasione non sarà presenta alcuna delegazione dalla Siria, a conferma di una situazione ancora critica conseguenza del conflitto.
“La maggior parte dei giovani siriani - racconta mons. Nassar, scampato lo scorso anno a un razzo che ha centrato la cattedrale greco-melkita - sono fuggiti dal Paese o si nascondo, per sfuggire al servizio militare”. Una leva, aggiunge, che “dura troppo tempo ed equivale sovente alla morte dentro a una guerra che va avanti da più di sette anni”.
“I giovani disponibili, attivi - confessa il prelato - nella maggior parte dei casi non vorrebbero far altro che andarsene via”.
A questo si aggiungono inoltre ostacoli di natura burocratica: “Tutti i consolati - sottolinea l’arcivescovo maronita di Damasco - hanno lasciato il Paese nel 2012. Inoltre, la Chiesa stessa fatica a organizzare partenze di gruppo, anche perché vi è il rischio che qualcuno ne approfitti per darsi alla fuga e non tornare più in Siria”.
Fra i ragazzi e le ragazze che vivono ogni giorno una realtà che resta difficile, per le perdite familiari, la mancanza di risorse immediate e di prospettive - in primis il lavoro - per il futuro, vi è “una sensazione diffusa di abbandono, di essere dimenticati, relegati ai margini”. “Almeno 85 nazioni al mondo - prosegue - hanno partecipato a vario titolo alla distruzione del loro Paese.
Il 55% dei siriani non ha più nulla, la situazione è catastrofica ed è per questo che per tanti, soprattutto fra i più giovani, è forte il desiderio di partire”. “Sono molti i sogni spezzati - aggiunge il prelato - e un visto verso un Paese in cui la situazione è più tranquilla appare come un’ancora di salvezza, la sola fonte di speranza”.
Tuttavia, la Siria non vuole essere solo guerra e distruzione e la stessa Chiesa locale cerca, con i mezzi a disposizione, di restare una componente attiva della società e lavorare in un’ottica di ricostruzione e di sviluppo economico, sociale e pastorale. “Per compensare all’assenza a Panama - afferma mons. Nassar - la Commissione episcopale per i laici e la famiglia invita i giovani ad aderire a una ‘mini Gmg’ siriana in programma venerdì 8 marzo. La speranza è fare di Damasco una eco dell’evento panamense”. Una occasione per “rilanciare l’obiettivo della pace” nel contesto degli eventi per la “Settimana di unità della Siria”.
Il prelato conclude ricordando che i giovani “trovano consolazione nelle parole di papa Francesco”, quando già nel 2014 sottolineava che “il conflitto siriano è una terza guerra mondiale a pezzetti” e in più di una occasione ha mostrato loro “vicinanza” e affermato di condividerne le sofferenze. “Ecco perché vi chiedo di continuare a pregare per la pace e la riconciliazione”.
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