10/08/2010, 00.00
SRI LANKA
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Arcivescovo di Colombo: tra nord e sud ci siano pace, riconciliazione e unità nazionale

di Melani Manel Perera
Importante convegno a Colombo tra vescovi, sacerdoti e religiosi per discutere la difficile situazione del nord e dell’est del Paese. L’invito a cercare senza sosta il dialogo e a non rendere la Chiesa causa di problemi. Un richiamo al governo perché tolga la legge marziale, disciplini i soldati e restauri il governo civile.

Colombo (AsiaNews) – “Attraverso il dialogo, portiamo avanti la causa della popolazione ancora sofferente nel nord e nell’est e conduciamo il Paese sulla strada di una pace sostenibile, una riconciliazione tra le comunità e l’unità nazionale. La predisposizione allo scontro e le dichiarazioni inattese non ci aiuteranno in questo impegno”. Mons. Malcom Ranjith, arcivescovo di Colombo, ha partecipato il 3 agosto a un incontro tra sacerdoti e religiosi di varie parti del Paese presso l’auditorium del Sedec (Centro per lo sviluppo economico e sociale) della Caritas Sri Lanka, nella capitale. L'incontro era a porte chiuse e notizie su di esso sono circolate solo oggi.

Tra i partecipanti c’erano mons. Harold Anthony Perera, presidente del Sedec e vescovo di Kurunegala, mons. Norbert Andrai vescovo di Anuradhapura e padre George Sigamoney, direttore del Sedec. Padre Henry Silva e Shelton Fernando sono stati i moderatori dell’incontro.

Sacerdoti e religiosi del nord e dell’est del Paese hanno espresso preoccupazione per le difficoltà e le sofferenze della popolazione, specie per le famiglie profughe reinsediate e per chi è ancora nei campi profughi. Hanno detto che “nonostante le apparenze esterne, ci sono ancora molte gravi difficoltà, come rapimenti, estorsioni, minacce e violenze contro le donne, mancanza di un tenore di vita e di abitazioni decenti, mancanza di terreno [da coltivare], restrizioni negli spostamenti, e così via”.

Mons. Ranjith, sentito questo, ha commentato che la situazione è davvero complessa e che “purtroppo ci sono nel Paese elementi al di fuori del nostro controllo. Questo deve essere chiaro. Qualsiasi cosa la Chiesa dica nel sud, non deve provocare peggioramenti della situazione delle gente che soffre”. “Noi non stiamo in silenzio. Siamo molto attivi. Tuttavia vogliamo usare il dialogo come mezzo per riuscire a restaurare una normalità a Nord e a Est. C’è una modalità di azione cristiana, basata sugli insegnamenti di Gesù. Non è utile che noi creiamo ulteriori problemi. Non sarebbe cristiano e non aiuterebbe la gente che soffre”.

Il dott. Paikiasothy Saravanamuthu, direttore del Centro per politiche alternative, e Rohan Edirisinghe, esperto di diritto costituzionale, hanno tenuto il successivo discorso sulla comprensione e la riconciliazione che derivano da determinate esperienze.

I partecipanti hanno discusso sui possibili interventi della Chiesa, con la preoccupazione di evitare errori passati.

Il convegno ha raccomandato un ritorno a un governo civile nel Nord e nell’Est, l'applicazione di un codice di comportamento per i militari che operano nella zona, la fine della legislazione d’emergenza e della colonizzazione di queste regioni - favorita dal governo - che rende i Tamil della gente senza terra.

Padre Sigamoney ha espresso la speranza che prosegua questo dialogo tra Nord e Sud e che il lavoro comune e la condivisione dei problemi porti a una maggiore comprensione e accettazione della verità.

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